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Continua la storia di Agar. Ismaele è ormai un adolescente. Ha, su per giù, 13 anni. È figlio di Abramo a tutti gli effetti. È forte, cresce e gode della prosperità che circondava Abramo.
Un giorno, fa molto caldo e Abramo è seduto davanti alla sua tenda. Gli appaiono tre uomini e Abramo comprende che sono dei messaggeri di Dio. Si inchina davanti a loro, li ospita, fa preparare loro del cibo, sceglie un vitello tenero e lo allestisce. Quelli mangiano; poi chiedono: “Dov’è Sara?”.
“È nella tenda” risponde Abramo.
Uno dei tre afferma: “Tornerò certamente da te fra un anno: allora Sara, tua moglie, avrà un figlio”. Sara, che lo ha sentito dall’interno della tenda si mette a ridere: “Vecchi come siamo, figuriamoci!”. Evidentemente Sara aveva messo nel dimenticatoio le promesse del Signore, aveva risolto il problema dell’erede per mezzo di Agar, molti anni erano passati, la natura aveva fatto il suo corso, fisicamente non era più in grado di avere figli. Chi pensava più alla possibilità di una maternità?
Ma il visitatore divino, che la Bibbia chiama Signore e, quindi, era Dio stesso, chiede con autorità a Abramo: “Perché tua moglie ha riso? Vi è forse qualcosa di troppo difficile per il Signore? Nel tempo fissato, l’anno prossimo, tornerò e Sara avrà un figlio”.
A Sara si deve essere gelato il sangue nelle vene e disse: ”Io non ho riso”. E il Signore: “Invece, hai riso”. A Dio non sfugge nulla e la cosa che più gli dispiace è l’incredulità.
Poi i tre si alzano, guardando verso Sodoma. Abramo li accompagna per un pezzo di strada. Questo episodio si trova nel capitolo 18 della Genesi.
Davvero, niente è troppo difficile per il Signore. L’anno seguente, al tempo preciso stabilito da Dio, Sara stringeva fra le braccia un piccolo Isacco (Genesi cap. 21). Che meraviglia e che gioia!
A otto giorni dalla nascita, Abramo, che aveva ormai 100 anni, lo circoncide. Poi, quando Isacco è grandicello e non prendeva più il latte della mamma (a quei tempi si allattava molto a lungo), Abramo fa un grande banchetto in onore del figliolino tanto aspettato e promesso da Dio. Si fa gran festa.
Certamente Sara non stava più nella pelle dalla gioia e mostrava a tutti il suo tesoro. Forse diceva con orgoglio: “Chi l’avrebbe mai detto?”.
A un certo punto, però, vede una cosa inaudita. Ismaele, che poteva essere sui 16 anni, ride e prende in giro il suo Isacchino, dicendo chissà che cosa! Ah, questo non poteva tollerarlo!
Corre da Abramo, con gli occhi che le schizzano di collera, e gli dice: “Caccia via questa serva e suo figlio, perché il figlio di questa serva non dev’essere erede con mio figlio, con Isacco!” (Genesi 21:9,10). Una mamma può diventare una tigre, se le toccano un figlio!
Abramo provò un grandissimo dolore. Amava Ismaele e amava anche Agar. Probabilmente non sapeva cosa decidere. Dare retta a Sara o al suo cuore?
Dio interviene, con la sua sapienza sovrana: “Non addolorarti per il ragazzo, né per la tua serva; acconsenti a tutto quello che Sara ti dirà, perché da Isacco uscirà la discendenza che porterà il tuo nome. Anche del figlio di questa serva io farò una nazione, perché appartiene alla tua discendenza” (Genesi 21:12,13). Così il Signore rassicura il cuore di Abramo.
La mattina dopo, molto presto, Abramo mette del pane sulle spalle di Agar, le dà un otre pieno di acqua e la congeda insieme col figlio.
Possiamo immaginare i sentimenti di Agar: disperazione, odio, delusione, angoscia, rabbia. Come poteva succedere una cosa simile? Si allontana dalle tende di Abramo e si mette in cammino e vaga senza meta nel deserto di Beer-Sheba. I due mangiano il pane, bevono l’acqua per qualche giorno. Poi l’acqua finisce.
Ismaele piange e sta morendo di sete. Agar si allontana. Non vuole sentire quei lamenti, non vuole vederlo morire, e scoppia in un pianto disperato. Urla il suo dolore.
Dio sente e vede tutto. L’Angelo del Signore la chiama dal cielo: “Agar, che hai?” e, senza aspettare una risposta, le dice subito: “Non temere, perché Dio ha udito la voce del ragazzo. Tienilo per mano, perché io farò di lui una grande nazione” (Genesi 21:17,18).
A quel punto, gli occhi della donna si aprono e lei scorge un pozzo. Riempie l’otre e i due bevono, bevono e bevono ancora. Riprendono forza e proseguono la strada. Dio sarà con Ismaele, che diventerà un guerriero e sposerà un’Egiziana. Da lui discenderanno gli Arabi.
Di Agar non si sa più nulla. È stata una donna dalla sorte alterna e difficile, usata e maltrattata, ma che il Signore non ha mai abbandonata. Quando è fuggita da Sara la prima volta, Dio l’ha vista e soccorsa e si è fatto conoscere come un Dio vivente che vede ogni cosa. Le ha fatto delle promesse e le ha insegnato la necessità di vivere in pace e di chiedere perdono. Nella storia di oggi, Dio è intervenuto come un Dio che non abbandona, mantiene le promesse, provvede e ha compassione. A me sembra una gran bella storia.
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