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Sono passati ormai vent’anni da quando un dottore ha detto a mio marito: “Signor Standridge, lei ha il cancro”. Una notizia simile non fa piacere. Prima di tutto si pensa alla morte, ma anche alle terapie, agli alti e bassi, alle speranze e alle delusioni.
È un brutto colpo. Se però il dottore aggiunge: “È curabile e faremo tutto il possibile” le cose si colorano un po’ più di rosa. È stato questo il caso di mio marito che ancora oggi sta bene.
Gli antichi non avevano molta diplomazia. Il profeta Isaia andò dal re Ezechia, che regnava a quel tempo, e gli disse: “Così parla il Signore: Metti in ordine la tua casa; perché tu morrai, non guarirai”. Punto e basta.
La Bibbia racconta: “Allora Ezechia voltò la faccia verso il muro e pregò il Signore dicendo: «Signore, ricordati, ti prego, che ho camminato davanti a te con fedeltà e con cuore integro e che ho fatto ciò che è bene ai tuoi occhi». Ezechia scoppiò in un gran pianto” (Isaia 38:1-3).
Allora il Signore disse a Isaia di tornare dal re e di dirgli che il Signore lo aveva sentito e che la sua vita sarebbe stata allungata di quindici anni. E così fu. Ezechia guarì e continuò a regnare. Ma i suoi quindici anni aggunti non furono un buon periodo.
Per esempio, Ezechia peccò di orgoglio, facendo mostra delle ricchezze, che aveva accumulate, agli ambasciatori babilonesi, che erano venuti a congratularsi per la sua guarigione e che presero buona nota delle sue grandi ricchezze. Isaia gli predisse che quei tesori sarebbero tutti diventati bottino dei Babilonesi e che alcuni suoi figli sarebbero stati ridotti in schiavitù. La risposta del re fu sintomatica e la dice lunga sul suo egoismo: “Va bene. Almeno succederà quando sarò morto”.
Ma la cosa più seria che accadde in quel periodo fu che gli nacque un figlio, Manasse, che gli successe al trono e fu uno dei peggiori re di Giuda, per idolatria e occultismo. Se Ezechia avesse fatto meno storie, non avesse avuto la vita allungata, sarebbe stato un bene per il popolo.
Nessun essere umano ha voglia di morire. L’idea dell’agonia e del trapasso non piace a nessuna persona normale. Ma a me dispiace sentire anche i credenti che, parlando della morte, sperano che venga “più tardi possibile”.
Eppure, l’apostolo Paolo diceva che “il morire è guadagno” perché sapeva che lo aspettava una vita assolutamente felice per l’eternità, alla presenza del Signore e nella perfezione totale.
A me piace leggere gli ultimi capitoli dell’Apocalisse. Li leggo quando le cose non vanno troppo bene, perché mi sembra di leggere un romanzo a lieto fine, per chi conosce Gesù e lo ha accolto nella sua vita come Salvatore e Signore. Allora sarà perfettamente vero che “vivremo per sempre felici e contenti”.
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Grazie cara sorella di queste tue riflessioni. Spesso parlano al mio cuore...
RispondiEliminaIl Signore Gesù ti benedica
Lucia