“Non so se lo so fare, ma ci provo!”

“C’è del potenziale in quel ragazzo!” disse, molti anni fa, l’allenatore di una squadretta di pallacanestro di una scuola americana, guardando un ragazzo magro e piuttosto denutrito, che gli aveva detto che avrebbe avuto piacere di giocare. Nessuno gli avrebbe dato fiducia, ma l’allenatore fece di lui uno dei migliori cestisti del suo tempo.

Quando si pensa alla gente che Dio ha usato, ci si deve convincere che Lui vede al di là delle apparenze. È stato così per Gedeone che, la prima volta che ebbe a che fare con Dio, si sentì dire: “Il Signore è con te, o uomo forte e valoroso!”.

Non si sarebbe detto, perché Gedeone se ne stava, mezzo nascosto, in un luogo angusto a trebbiare il grano. Era pieno di paura dei Madianiti che avrebbero potuto venire, all’improvviso e in qualsiasi momento, a razziare ogni cosa. C’era ben poco di valoroso nel suo atteggiamento. Ma Dio sapeva cosa voleva fare.

Gedeone gli rispose: “Ahimè, mio signore, se il Signore è con noi, perché ci è accaduto tutto questo? Dove sono tutte quelle sue meraviglie che i nostri padri ci hanno narrate... ma ora il Signore ci ha abbandonati e ci ha dato nelle mani dei Madianiti...” (Giudici 6:13,14).

Allora il Signore gli disse: “Va con questa forza che tu hai e libera Israele dalle mani dei Madianiti; non sono io che ti mando?”.

“Ma Signore, la mia famiglia è la più povera di Manasse (una tribù di Israele, poco illustre) e io sono il più piccolo della casa di mio padre...” (suona un po’ come le scuse di Mosè, non vi pare?). Ma il Signore risponde: “Io sarò con te e tu sconfiggerai i Madianiti come se fosse un uomo solo”.

“Se è così, dammi un segno che sei proprio tu che mi parli... Lascia che vada a prepararti un’offerta...”

Quando Gedeona torna con l’offerta da consacrare a Dio, la Persona che gli aveva parlato la tocca con la punta del suo bastone e la consuma col fuoco. Era il segno richiesto e Gedeone capisce. Chi gli parlava era l‘Angelo dell’Eterno, la seconda Persona della Trinità, come accadeva a volte nell’Antico Testamento. Gedeone si impaurisce, ma Dio lo rassicura: “Sta’ in pace, non temere non morrai!”.

Gedeone costruisce un altare al Signore e lo chiama “Signore-pace”.

Dopo di che comincia la grande impresa dell’uomo “forte e valoroso”, fra richieste di segni al Signore, conferme, speranze, ubbidienze, timori e una grande vittoria finale. Gedeone progredisce nella fede, diventa sempre più forte e fiducioso e il Signore lo accompagna, incoraggia e sostiene, come un buon padre farebbe con un figlio. Una meraviglia!

Non è possibile qui raccontare tutta la sua storia, ma leggetela per conto vostro, se avete una Bibbia, nei capitoli 6-8 del Libro dei Giudici. Sembra un romanzo d’avventura e descrive Gedeone che, con la forza che aveva e che Dio gli dava, progredisce in maniera incredibile. (Se non avete una Bibbia, ordinatene una a Associazione Verità Evangelica, Via Pozzuoli 9, 00182 Roma. Ne abbiamo una in edizione popolare che costa solo € 1,50 + spese postali.)

La storia di Gedeone mi fa pensare a una mia amica, molto più giovane di me. Si è convertita al Signore quando aveva meno di 20 anni ed era timida al punto che, quando la guardavi, diventava rossa in faccia e voleva scappare. Ma aveva del potenziale, di cui neppure lei si rendeva conto. Ho cominciato a affidarle qualche piccolo incarico nella nostra chiesa. La sua risposta era sempre: “Non so se ci riesco, ma ci provo”. E ci riusciva!

Dio vede in tutti i suoi figli delle persone “forti e valorose” e vuole tirare fuori il nostro potenziale. Vuole usarci per fare la sua opera per mezzo di noi. Lui sa quello che fa.

Uno dei versetti della mia vita si trova nel Libro dell’Ecclesiaste: “Quello che la tua mano trova da fare, fallo con tutto il cuore” (9:10). Si comincia di lì. E chissà dove si fa a finire!
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