Non mollare mai

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Geremia è stato un altro profeta che è vissuto in un tempo difficilissimo.

Si tormentava per il peccato d’Israele e lo ha scritto molte volte nel suo libro. Tanto che l’hanno soprannominato “il profeta piangente”. Ha dovuto riferire da parte del Signore delle profezie terribili di giudizio e di grandi sofferenze per i Giudei, che avevano abbandonato il vero Dio e si erano dati all’idolatria. Avevano adottato i culti pagani e le donne erano particolarmente devote alla regina del cielo e le offrivano profumi e le consacravano delle focacce! Ad ogni esortazione a tornare al vero Dio si ribellavano, e facevano peggio.

Geremia fu osteggiato in modo particolare dai religiosi che gliene fecero passare di cotte e di crude. Dopo aver pronunciato una profezia particolarmente severa nel cortile del tempio, Pascur, il sommo sacerdote e sovrintendente del tempio lo fece mettere in prigione e incatenare.

Quando fu liberato, Geremia gli disse: “Il Signore non ti chiama più Pascur (che significa “sicurezza d’ogni intorno”), ma Magor-Missabib (“spavento d’ogni intorno”), poiché così parla il Signore: «Io ti renderò un oggetto di terrore a te stesso e a tutti i tuoi amici, essi cadranno per la spada e il tuoi occhi lo vedranno»...Tu, Pascur e tutti quelli che abitano in casa tua sarete deportati, tu andrai a Babilonia e là sarai sepolto con tutti i tuoi amici ai quali hai profetizzato menzogne” (Geremia 20:1-6). Un gran bel coraggio, non vi pare?

Ma, come succede a volte, dopo un grande picco di coraggio, ci può essere una caduta nello scoramento. Un po’ come quando, dopo un grosso esame o una situazione in cui abbiamo dovuto lottare con tutte le nostre forze, ti viene voglia di mollare tutto.

Geremia era umano e ha avuto più di uno di questi momenti. Ma, dopo l’esperienza con Pascur, ha fatto la cosa giusta. Ha aperto il suo cuore al Signore e gli ha parlato dei suoi alti e bassi. È arrivato a dire: “Maledetto il giorno in cui son nato... Perché non sono morto quando ero ancora nel grembo materno?... perché sono uscito dal grembo materno per vedere tormento e dolore, per finire i miei giorni nella vergogna?...”.

Non trovate che la Bibbia è un libro meraviglioso? Ci racconta che anche i migliori credenti hanno i loro momenti neri. E questo ci incoraggia a dire tutto a Dio e a non cercare di fare una bella figura con Lui. Tanto sa come siamo...

Geremia dice: “Tu mi hai persuaso, o Signore, e io mi sono lasciato persuadere, tu m’hai fatto forza e mi hai vinto, io sono diventato ogni giorno un oggetto di scherno... Ogni volta che parlo, grido, grido: Violenza e saccheggio! Sì, la parola del Signore è per me uno obbrobrio, uno scherno ogni giorno, ognuno si fa beffe di me...”

Sembra dire: “Ho creduto, mi sono consacrato a te, ti ubbidisco, ti servo, ma che serve?”.

Però, subito dopo, aggiunge: “Se dico: Io non lo menzionerò più, non parlerò più nel suo nome, c’è nel mio cuore come un fuoco ardente, chiuso nelle mie ossa; mi sforzo di contenerlo, ma non posso... Lo spavento mi viene da ogni lato... ma il Signore è con me, come un potente eroe: perciò i miei persecutori inciamperanno e non prevarranno... Cantate al Signore, lodate il Signore, perché Egli libera il povero dalle mani dei malfattori!” (cap. 20).

Nella vita cristiana vengono i momenti di sconforto. Parliamo del Signore Gesù e della sua potenza e ci sentiamo rispondere: “Però anche Padre Pio...”. Parliamo di fede biblica e ti rispondono che basta essere sinceri e tutto va bene. E ci viene voglia di mollare. Andassero tutti a farsi benedire!, pensiamo.

“Ne porti in chiesa due e te ne scappano tre!” ha sospirato una volta mio marito prima di addormentarsi. Ma era solo un momento. Non ha mollato. Il giorno dopo è andato a cercarne altri quattro.

“Non mollate mai” diceva un professore credente ai suoi studenti. Come riuscirci?

In un solo modo: avere dentro di noi un fuoco ardente, il fuoco della presenza dello Spirito Santo che ci dà la forza di continuare a essere fedeli e a essere testimoni della grazia di Dio. Non necessariamente perché ne abbiamo voglia, ma perché Gesù l’ha ordinato. E sapere che Dio è un eroe potente e la sua vittoria è anche nostra.

Perciò, non molliamo mai!
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1 commento:

  1. Liliana Casolari25/2/11 22:26

    Questa sera avevo proporio bisogno di questo messaggio e mi è sembrato vedere Bill mormorare quella frase ne prendi 2 e ne perdi 3. Però il giorno dopo ne prendeva 4. Ho bisogno di questa audacia per cercare chi vorraà partecipare alla campagna che comincia il 6 marzo intitolata "4o giorni per l'Essenziale" Grazie Maria-Teresa

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