Dio, perché?

Ma vale la pena comportarsi bene? I cattivi stanno meglio dei buoni!

Te lo sei mai chiesto? Probabilmente, sì. Se l’è chiesto Asaf, un credente dell’Antico Testamento, che occupava una posizione importante al tempo del re Davide e che, forse, è arrivato anche a vedere la gloria del tempio di Salomone.

Apparteneva a una tribù importante, la tribù di Levi, alla quale era stato affidato il sacerdozio, la cura del tabernacolo, prima, e del tempio, dei sacrifici e delle cerimonie religiose, poi.

Asaf era il capo cantore e aveva guidato la lode quando l’arca del patto era stata trasportata a Gerusalemme e, in quell’occasione, il re Davide lo aveva nominato come capo stabile del coro e aveva composto un salmo speciale perché fosse cantato (1 Cronache 16:1-37). I suoi figli e discendenti facevano parte del coro anche loro e rimasero tali per molti anni. Una famiglia che amava la musica, cantava bene e usava questo dono per glorificare Dio.

Aveva reputazione di essere un veggente, cioè dotato di doni speciali di profezia e a lui sono attribuiti almeno dieci salmi, dal 73 all’83. Un credente di valore.

Allora, come mai ha potuto dire: “Quasi inciamparono i miei piedi; poco mancò che i miei passi non scivolassero... Poiché invidiavo i prepotenti vedendo la prosperità dei malvagi. Poiché per loro non vi sono dolori e il loro corpo è sano e ben nutrito…” (Salmo 73:2-4)?

“Perché ci hai respinti per sempre? Perché arde l’ira tua contro il gregge del tuo popolo?... Ergiti, o Dio, difendi la tua causa! Ricordati che lo stolto ti oltraggia tutto il giorno…” (74:1,2).

“Il Signore ci respinge forse per sempre?... Dio ha dimenticato di aver pietà?” (77:8,9).

A volte, si pensa che i veri credenti, i servi di Dio, non dovrebbero avere mai dubbi, essere fermi come la Roccia di Gibilterra, incrollabili nella loro fede.

Asaf era un uomo onesto e si guardava attorno: il male e la cattiveria erano ovunque. I buoni soffrivano. Sembrava che Dio non si curasse dell’ingiustizia. Perciò, il grande musicista e cantore si faceva delle domande e aveva il coraggio di parlare dei suoi dubbi.

Non era del tipo che sembra sempre vittorioso e ultraspirituale. Uno del tipo che cammina sollevato sempre dieci centimetri da terra.

Meno male! Perché anche noi, a volte, facciamo come lui. Ci chiediamo: perché Dio lascia che tanti muoiano di fame? Perché non ferma le mafie di tutti i paesi? Perché gli imbroglioni trionfano? Perché chi vuol pagare tutte le sue tasse, non si può poi neppure permettere una vacanza con la famiglia? Perché Dio non fulmina gli spacciatori e coloro che fanno della prostituzione di ragazze povere la fonte delle loro ricchezze? Perché? Perché?

Asaf, in più, si chiedeva: vale la pena comportarsi bene? Vale la pena essere fedeli a Dio e cercare di fare la sua volontà? A che serve?

La sua conclusione è stata: sì, ne vale la pena. È entrato nel segreto di Dio e ha capito che i malvagi godono adesso, ma che finiranno molto male. Che la vita sulla terra dura poco e così anche durano poco le gioie dei malvagi. Che li aspetta la separazione eterna da Dio. Che chi confida in Dio, invece, vivrà un’eternità di gioia.

“Tu mi hai preso per la mano destra: mi guiderai col tuo consiglio e poi mi accoglierai nella gloria” (Salmo 73:23,24) ha concluso. Così dovrebbe concludere anche ogni credente.
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1 commento:

  1. Ti sei espressa con sobrietà sorella,non hai nascosto che noi tutti nati di nuovo, siamo spesso confrontati su questo soggetto perché in fondo desideriamo un rapido giudizio da parte di Dio verso l'empio guidando se fosse possibile la Sua mano per fare le nostre vendette. Questo comportamento però offusca il nostro passato da empi non riconoscendo che Dio è paziente verso di noi. Infatti anche noi un tempo eravamo malvagi, disubbidienti senza timore di Dio e che è per grazia di Dio che siamo stati salvati ringraziando Dio fin da ora che non ci fa mancare il pane quotidiano. In fondo l'empio non si pone il problema dell'esistenza di Dio ne ha pensiero di ringraziarlo per la sua bontà in quanto la pioggia cade anche su di lui. Ma noi siamo sempre nel dovere di ringraziare Dio per la sua bontà e fedeltà.

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