“Ma perché gridate così forte e litigate?” ha chiesto una mamma ai suoi bambini. “Lo sapete che non si deve fare!”
“Mamma, non litighiamo” è stata la risposta. “Giochiamo solo a papà e mamma!”
Roba da fare allibire. Non so se questa storia sia vera o se sia solo una paraboletta per insegnare una verità importante. Ma è un fatto che mamme che gridano hanno figli che gridano. Papà che sono scortesi e brontolano hanno figli scortesi e mai contenti. Nonni che criticano hanno nipoti che praticano la maldicenza.
Quello che siamo lo impariamo a casa e quello che diventiamo è il frutto di quello che abbiamo osservato per una vita. I nostri figli imparano da noi a mangiare con educazione, a trattare le persone con civiltà. A sorridere, a amare il lavoro e a rispettare le autorità da noi. E anche imparano a criticare, a sospettare il male, a essere sgarbati da quello che ci vedono fare.
Per esempio, mio marito non arriva mai in ritardo quando lo chiamo a tavola. Non lo fa solo perché il cibo gli piace caldo, ma perché vuole essere cortese verso me che lo ho preparato.
Mi sono trovata in certe case, in cui al momento del pasto, padre e figli trovano tutti qualcosa di impellente da fare e arrivano in ritardo. Intanto la pasta si incolla, il riso si impappola e la mamma si spazientisce e imbarazza. Spesso si scusa dicendo: “È una brutta abitudine e non so da chi l’hanno presa”. Ma, conoscendolo, è chiaro che l’hanno presa dal padre.
È facile rilassarsi a casa propria, perché “si è in famiglia”. Ci si levano le scarpe e si infilano le ciabatte. Ci si mette comodi. Ci si lascia andare un po’.
Ma è brutto approfittarne. Certi mariti dicono alla moglie: “Non ti preoccupare, quando abbiamo ospiti, so come comportarmi e mangiare come si deve! Ma se siamo solo fra noi...”
Ma è giusto trattare la moglie con meno rispetto degli ospiti? O permettere ai figli di rivolgersi con arroganza alla mamma? O farsi la barba solo quando si deve fare buona figura?
La cortesia si impara da piccoli e nelle piccole cose: tenere la porta aperta per qualcuno che deve entrare, lasciare pulito il lavandino dopo che si sono lavate le mani, appendendo con cura l’asciugamani, ripiegando il tovagliolo quando si è finito. E senza buttarsi sul pezzo di torta più grosso.
Non servono molte parole. Si insegna con l’esempio. “Tuo papà deve essere un uomo molto gentile” ha detto una ragazza a uno dei nostri figli, che non aveva fatto niente di eccezionale, ma le aveva solo tenuto aperta la porta della macchina, per farla salire. E la prossima osservazione era anche più che significativa: “Non ho mai visto mio padre fare una cosa simile”.
Sia che i figli lo dicano o stiano zitti, sembrino distratti o attenti, non c’è dubbio che siamo sempre sotto lo scrutinio degli occhi inquisitori dei piccoli. (O accusatori, se sono gli occhi degli adolescenti.)
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