Ascoltare la campagna

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“Che ne dite se oggi ascoltassimo la campagna?” ho chiesto ai miei bambini quando erano alle elementari (i quattro erano molto vicini di età e avevano gli stessi interessi, per cui era facile proporre e fare delle cose insieme).

Mi hanno guardata senza capire.

“Voglio dire che ascoltiamo insieme della musica speciale. L’uomo che l’ha scritta ha cercato di imitare il canto degli uccelli, il rumore del vento, il rombo dei tuoni, il ruscello... Noi ascoltiamo e scopriamo quello che ci ha messo dentro... Va bene?”

L’idea piaceva e ci siamo seduti a ascoltare le prime note.

“Io sento un canarino!”

“Per me, era un merlo!”

“Io sento un cane...”

“Ma vai, è il cane del portiere!...”

Risate di tutti. “Ssssssssssss, ascoltate ancora!”

Io pensavo che avrebbero ascoltato con attenzione al massimo per cinque minuti e poi avrebbero detto che andavano a giocare; invece hanno ascoltato quasi fino alla fine e quando è arrivato il momento della tempesta hanno avuto il permesso di battere il tempo e accompagnare i tuoni coi pugni sul tavolo. Un gran finale.

A musica finita, uno ha detto: “Mamma, questa canzoncina mi è piaciuta!”

Meno male: era la Pastorale di Beethoven!

A me sembra importante che i bambini imparino a apprezzare la buona musica. Noi cercavamo di ascoltare della musica classica, a volume molto basso, durante i pasti. Lo avevamo visto fare a casa di alcuni amici, che ci avevano detto che quel tipo di musica aveva un effetto calmante sull’atmosfera della famiglia.

Ci era sembrata un’idea buona e ci abbiamo provato. Funzionava e permetteva di calmare la vivacità eccessiva e rendeva i pasti più rilassati e piacevoli.

Mi pare che oggi i ragazzi siano tanto irrequieti e poco concentrati anche perché ascoltano musica a volume eccesivo e tutta la loro cultura musicale è praticamente fatta di canzoni ritmate e senza una vera melodia o armonia. Sanno certo distinguere il suono di una batteria da quello di un tamburo, ma non distinguono un flauto da un clarinetto.

Perfino nelle nostre chiese evageliche, gli inni della fede, quelli con le melodie solenni o gioiosamente melodiche, si cantano molto meno. Ed è un peccato, anche perché il contenuto delle parole dei canti recenti è penosamente superficiale. Non per niente, Lutero ha affiancato un innario alla traduzione della Bibbia. Così i fedeli, forse ignoranti, se non addirittura analfabeti, imparavano la dottrina almeno cantando! Oggi si impara a ripetere la stessa frase quindici volte, come se il Signore fosse duro d’orecchi o lento a capire. Eppure Lui stesso ha detto di non usare “vane ripetizioni”....

Evidentemente oggi i gusti sono cambiati e un po’ tutto (la moda, l’arredamento, la pittura, la musica) rispecchia il disordine morale del mondo trasgressivo in cui viviamo. E, piano piano, molto di questo gusto si è insinuato anche nelle nostre riunoni di culto. Penso che sarebbe importante pensarci.
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