Un Bulldog del baseball

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Ci vorrà molto tempo nell’eternità perché io capisca il gioco del baseball (ammesso che nelle praterie del cielo si giochi!), ma gli Americani ci vanno pazzi. Conosco un vecchietto che nella sua stanza da letto ha due televisori e la sera si guarda contemporaneamente due partite diverse. Come fa, non lo so.

A proposito di baseball, ho letto una storia che mi ha affascinata.

C’era una allenatore della squadra di Los Angeles che si chiamava Lasorda, che ha ingaggiato un giovane timido, in cui ha visto un gran potenziale e una battuta estremamente precisa. Ma il giovane, siccome era timido, aveva bisogno di diventare competitivo. Si chiamava Orel, ma Lasorda decise di chiamarlo Bulldog.

“Forza Bulldog, mira! Batti! Corri! Bulldog, fatti onore, vai che ce la fai!”

A forza di giocare, esercitarsi e allenarsi, Orel è diventato un vero Bulldog, uno dei migliori della squadra, un atleta tenace e quasi invincibile.

Non so quanto ci sia da credere all’autosuggestione, ma un po’ tutti crediamo a quello che ci dicono. Mia mamma mi diceva che ero bruttina (cara donna, non voleva che diventassi vanitosa!) e io le ho creduto per un bel po’ di tempo. Grazie a Dio, a un certo momento mi sono data un’onesta guardata allo specchio e ho deciso che Miss Mondo non sarei mai diventata, ma che neppure sarei diventata Miss Scarrafone. E così mi sono messa l’anima in pace.

Ma un padre che dice sempre al figlio che è uno scemo, non lo aiuterà a conquistare grandi mète. Una mamma che dice alle amiche che suo figlio è un diavoletto, avrà quello che si merita, e forse un giorno lo andrò a trovare al riformatorio. Una maestra che dice a una bambina: “Sei una gran timida!” avrà una scolaretta che si impappina all’interrogazione.

Con tutto il rispetto, non voglio paragonare il Signore all’allenatore Lasorda, ma nella Bibbia c’è una storia che lo ricorda.

Era il tempo dei Giudici e le cose andavano molto male. I Giudei erano infedeli a Dio, i popoli vicini la facevano da padroni: venivano, razziavano, portavano via i raccolti e il bestiame. Nella disperazione, ogni tanto il popolo si pentiva, si rivolgeva a Dio e Dio sucitava un liberatore, un Giudice, che metteva a posto le cose, almeno finché campava.

In uno di quei periodi di pentimento, c’era un uomo, timido e pauroso. Si chiamava Gedeone e, una notte, se ne stava tutto nascosto, a battere il grano in una specie di sotterraneo. Lavorava e aveva paura. Tendeva l‘orecchio nel caso avesse sentito arrivare i nemici del momento, i Madianiti. Allora avrebbe mollato tutto e sarebbe scappato a gambe levate...

A un tratto gli appare, l’Angelo del Signore (molti studiosi biblici pensano che sotto quell’aspetto apparisse, nell’Antico Testamento, il Signore Gesù stesso) e gli dice: “Il Signore è con te: uomo forte e valoroso!”

Bel tipo di valoroso! Impaurito, scoraggiato, pronto a fuggire... Ma Dio vedeva quello che Gedeone sarebbe diventato, sebbene, al momento, questo abbia risposto: “Ma siamo abbandonati da Dio... siamo nelle mani di Madian... Io sono una nullità...”

Ma il Signore lo rassicurò: “Vai con questa tua forza e salva Israele... Non sono io che ti mando?”

Gedeone tentenna ancora. Ma il Signore insiste: “Io sarò con te e tu sconfiggerai i Madianiti come se fossero un uomo solo!” E così fu. Gedeone credette a quello che gli sembrava impossibile.

Questa storia straordinariamente bella, molto più dettagliata, di un uomo pauroso, ma sospinto dalla forza di Dio, è nel libro dei Giudici (capp. 6-8). Leggetela e crediamo che siamo anche noi “forti e valorosi”, perché Dio è più grande delle nostre debolezze.

Ma a una condizione: che capiamo di essere solo dei peccatori senza forza, che, però, si affidano alla sua grazia, accettano il dono della sua salvezza e contano solo su Lui. Allora Lui farà di noi delle nuove creature, spinte dalla sua forza. Probabilmente non diventeremo capi di governo (che Dio ci protegga!) come Gedeone, atleti di fama, come Orel-Bulldog, ma saremo strumenti che Lui potrà usare. E, chissà, forse faremo cose grandi. Almeno cose che Dio considererà grandi, anche se gli uomini non le noteranno neppure.
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