Sapeva di dover star tranquillo finché a casa nostra non era finita la preghiera prima del pranzo domenicale. Poi Ugo (lo chiamo così, per proteggere la sua privacy!) sbottava.
“La sapete l’ultima? Qual è il colmo di...” oppure: “Lo sapete perché...” . Il suo repertorio sembrava infinito e lui era assolutamente incontrollabile, con il ciuffo biondo sulla fronte e gli occhi che sprizzavano lampi di furbizia.
I suoi due fratelli non erano da meno quanto a vivacità e giocavano bene coi nostri figli che erano piccoli pure loro. Li andavamo a prendere ogni domenica mattina o a casa loro o in un istituto sulla Nomentana, venivano al Culto e frequentavano la scuola domenicale. Il loro padre era stato uno dei primi credenti della nostra comunità in Via Britannia a Roma. È andato col Signore, quando era ancora giovane. La mamma aveva preso altri interessi.
Siamo stati in contatto per molti anni. I tre ragazzi promettevano bene. Poi i nostri figli sono andati in America a studiare, i contatti con noi sono diventati meno interessanti e Ugo e il suoi fratelli hanno preso vie diverse. Lentamente si sono allontanati anche dalla comunità e sono sembrati sempre più insensibili a telefonate e tentativi di riavvicinamento.
Non sono pochi quelli che si avvicinano al Vangelo e poi se ne allontanano. Se erano sinceri o no, non tocca a me dirlo. Il Signore li conosce. Nella mia lista di preghiera ne ho un certo numero e anche Ugo e i suoi fratelli sono, purtroppo, entrati a farne parte. Potevo solo pregare per loro.
Fra le promesse di Dio, però, e ce n’è una che mi sembra molto adatta a questi casi. L’Apostolo Paolo, scrivendo ai credenti della chiesa di Filippi, in Macedonia, ha detto: “Ho questa fiducia: che Colui che ha cominciato in voi un’opera buona, la condurrà a compimento fino al giorno di Cristo Gesù”.
Se Dio ha messo nelle persone, che professano di accogliere il messaggio del Vangelo e poi se ne allontanano, il seme della vita eterna, la promessa è che porterà a compimento in loro la sua opera buona. Come? È affare di Dio. Sono vissuta abbastanza a lungo per aver potuto verificare la realtà del fatto che Dio non molla nessuno. A volte “l’opera buona” è consistita in sonore batoste. Ma ha funzionato per riportare le pecore all’ovile.
Domenica scorsa, in chiesa, mi si è avvicinato un uomo, fra i 40 e i 50: “Non mi conosci?” mi ha detto.
“Mi dispiace...” ho risposto un po’ imbarazzata. “La mia memoria non è più quella di una volta...”
“Sono Ugo! E voglio venire sempre... Sono tornato al Signore!”
Non avevo un vitello ingrassato e neppure un anello e scarpe nuove da dargli. Ma per il resto mi sono comportata come il padre del figlio prodigo della parabola. È stato bello.
Adesso, posso anch’io dire: “La sapete l’ultima?” Ugo è tornato a casa.
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