Cortesi non si nasce

Ho passato due mesi in America e sono molto contenta di essere tornata, anche se a Roma ci sono ancora troppe buche nei marciapiedi, parecchia trascuratezza e il traffico è esasperante.

Bisogna ammettere che in America ci sono tante cose positive.

Saldi e sconti nei magazzini tutto l’anno, spazio a non finire per cui non abbiamo mai (dico MAI!) dovuto cercare un parcheggio, sconti per le persone anziane nei ristoranti e nei motel, e soprattutto, in generale, cortesia.

Una volta, tanto per fare un esempio, mi è capitato di avere le mani impacciate da due grossi sacchi di roba, che cercavo di sistemare nel baule della macchina. Un giovane si è avvicinato e mi ha detto: “Faccio io!” Ha preso i sacchi, ha spostato della roba che era già nel baule, ha sistemato tutto per bene e ha richiuso il coperchio. Se n’è andato con un sorriso. Forse i miei capelli bianchi erano stati uno sprone... Ma l’ho apprezzato molto.

Al casello dell’autostrada l’impiegato ti accoglie con un bel “buon giorno” e, dopo che hai pagato, ti saluta con “buon viaggio”, “felice giornata” e addirittura, se è il giorno giusto, ti dice anche “Buon S.Valentino” o “buon anno”. Nei negozi puoi restituire la roba che non ti piace e ti ridanno subito i soldi, e se compri in una città un paio di scarpe, e vuoi cambiarle, lo puoi fare anche in un’altra città purché sia nella stessa catena di negozi e mostrando lo scontrino. Se hai un incidente, qualcuno si ferma per chiederti se hai bisogno di aiuto.

È il paese di Bengodi? No. I problemi non mancano neppure in America e Obama non si sta dimostrando il messia che molti credevano che fosse.

Ma la cultura della cortesia e del servizio, in America, è insegnata e pretesa. Se sei un’infermiera scortese, ti licenziano. Se non sei puntuale rischi forte. Se non lavori bene e sei poco gentile coi clienti, domani ti vai a cercare un altro lavoro.

La cortesia è importante. Anche Dio la vuole.

Vuole che siamo cortesi con Lui e con chi ci sta vicino. E i desideri di Dio sono – ormai lo sappiamo! – degli ordini.

Quando ha guarito 10 lebbrosi, Gesù si è molto meravigliato e rattristato, perché solo uno era tornato a ringraziarlo. E ha chiesto: “Dove sono gli altri nove?”

Quando ha raccontato la parabola del buon Samaritano, ha sottolineato che due religiosi non si erano fermati a aiutare un poveretto che era stato ferito dai briganti, ma che un Samaritano aveva fatto tutto e di più per soccorrerlo.

Gesù, mentre era sulla terra, si è rammaricato e rattristato per l’ingratitudine. Ma un giorno le cose saranno diverse. Gli ingrati saranno puniti, se non si pentono. Già oggi sono sotto l’ira di Dio, anche se non se ne rendono conto.

“L’ira di Dio si rivela dal cielo contro ogni empietà e ingiustizia degli uomini che soffocano la verità con l’ingiustizia, poiché quel che si può conoscere di Dio è manifesto in loro, avendolo Dio manifestato in loro (con la coscienza e la bellezza del creato)... perché pur avendo conosciuto Dio, non l’hanno glorificato come Dio, né l’hanno ringraziato” (Lettera di S. Paolo ai Romani 1:18,19,21).

Cortesi e riconoscenti non si nasce, ma la cortesia si deve inculcare e imparare (e forse imporre). Ma quando si comincia a insegnare ai bambini la cortesia?

Prima possibile. Almeno da quando si offre loro il biberon e si dice, prima di infilare i ciuccio, nella piccola bocca spalancata: “Grazie Gesù e grazie mamma!” E quando sono così piccoli ti fanno un bel sorriso (non si sa se a te o alla bottiglia!).
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