Non lo amo più... Datti una calmata - 1

“Non l’amo più”.
“Prendiamoci un tempo di riflessione”.
“Non siamo fatti l’uno per l’altra”.

Per rispondere alla prima frase, nel blog scorso, ho detto che l’amore vero non se ne va tutto d’un colpo. Se siamo delusi della nostra relazione, dobbiamo cercare il problema non tanto nei difetti e nelle mancanze dell’altro, quanto nel nostro egoismo. Se siamo onesti, scopriremo che l’amore vero e che dura non è solo un sentimento o un’emozione, ma anche una scelta, fatta di realismo e, a volte, anche di rinunce.

Proporre un tempo di separazione per riflettere, come si sente dire spesso, non serve. Fa solo aumentare la propria amarezza, l’insoddisfazione e il ricordo di ciò che ci ha ferito. E rischia di spingerci a cercare consolazione altrove.

Se il problema è che pensiamo di non essere fatti l’uno per l’altra, bisogna darsi una calmata e farsi alcune domande come: che cosa mi ha attratto in lui o in lei? La sua simpatia? La sua intelligenza? La bellezza? La sua spiritualità? Le cose buffe che diceva? La sua capacità di fare progetti? I piani che aveva per il futuro?
  • Quali buone qualità ho scoperto dopo aver pronunciato il “sì”?
  • Quali difetti ho individuato? Come mai non li avevo notati? Perché non me ne sono preoccupato? (Se avete pensato che sareste riusciti a cambiare il vostro coniuge dopo sposato, scordatevelo! Non lo cambierete!)
  • Quanto pesano nella mia insoddisfazione i commenti o le interferenze dei genitori di lui o di lei?

A questo punto, provate alcune cose.

Fate una lista di ciò che vi ha attratti nel vostro marito o nella moglie, concentrandovi sulle qualità positive.

Fermatevi a ringraziare Dio per ogni buona qualità che avete elencata.

Proseguite lodando verbalmente anche lui o lei per quelle cose specifiche. Sarà un aiuto per tutti e due.

Se notate che lui è diventato musone o che lei si dimostra acida, è importante chiedersi: non sarà mica colpa mia? Che cosa sto facendo che lo irrita o lo rende scorbutico? Sono gelosa? Parlo troppo? O troppo poco? Sono insensibile? Come dovrei cambiare? Come potrei farle (o fargli) piacere?

Per avere una risposta a queste o a mille altre domande non c’è che un mezzo: parlarne.

E parlarne in modo giusto. Con calma e cortesia, da persone civili. Senza accusare, non dicendo quelle parole vietate “sempre” e “mai”. (Esempi: Tu sei sempre distratto! Tu parli sempre con tua madre! Non mi aiuti mai! Non ti interessi mai del mio lavoro!)

Spiegarsi senza piangere o gridare. Senza recriminare. Senza tirare in ballo parenti e vecchi rancori.

Cercare di capire il punto di vista dell’altro e prendendo le sue “fisime” sul serio. A te sembrano fisime, ma per lui o lei sono cose importanti.

Mi spiego: se a lei dà noia che tu tenga uno stuzzicadenti in bocca, buttalo. Se a lui dispiace che tu voglia sistemare la cucina, quando è il momento di andare a letto e lui pensa a qualcos’altro, lascia i piatti nel lavandino. Ti aspetteranno tranquilli fino a domani.

Se a lei piace guardare un film lacrimogeno, non la prendere in giro.
Se lui vuole guardare la partita, tu non sbuffare.
Trovare un compromesso si deve. E si può.

Quando mio marito e io ci siamo sposati, una coppia di amici ci ha scritto: “Il matrimonio è un gioco di dare e prendere, per trovarsi sempre insieme a metà strada”. Parole sante.
Con impegno, buona volontà, buon senso, intelligenza e l’aiuto costante di Dio, ci si riesce.

Ma c’è di più. Ve lo dico la prossima volta.

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