L’altro giorno, mio marito e io siamo rimasti chiusi fuori di casa.
Come si dice sempre “questa proprio non ci voleva”. Avevamo tremila cosa da fare e da finire, fra cui una commissione in paese, prima di partire per un viaggio il giorno dopo. Nella fretta, mio marito ha chiuso la porta, lasciando la chiave all’interno nella toppa.
Poco male, abbiamo pensato: una vicina ha la nostra chiave. Ma la vicina non era in casa e non avevamo la minima idea di quando sarebbe tornata. Siamo andati da due fabbri e nessuno poteva venire immediatamente. Abbiamo cercato un contadino, che è sempre pieno di risorse, e non l’abbiamo trovato.
Che fare?
Aspettare la vicina e sperare che la sua chiave girasse nella serratura. Dopo due ore abbondanti, siamo riusciti a entrare a casa. E a fare le tremila cose necessarie.
Restare chiusi fuori di casa è piuttosto traumatico. Ci si sente impotenti. Ma in una casa, bene o male, con l’aiuto dei vicini, di un fabbro o dei pompieri si rientra. In fondo, è solo una grande scocciatura.
Ma ho pensato a certe porte chiuse di cui parla la Bibbia.
Per esempio, una porta chiusa al tempo di Noè. Dio gli aveva fatto sapere che sarebbe venuto un diluvio terribile e gli disse di costruire un’arca in cui salvarsi. Ebbe tempo centovent’anni per farlo e, durante quel periodo, avvertì la gente che Dio stava per giudicare la cattiveria umana e che si doveva pentire. Tutti lo presero in giro.
Quando l’arca fu finita, fu riempita miracolosamente di animali e Noè e la sua famglia vi furono entrati, Dio chiuse la porta. E cominciò a piovere.
Chissà in quanti andarono a bussare e a gridare: “Noè, aprici!”. Ma la porta era chiusa.
Di un’altra porta chiusa, parlò Gesù in una sua parabola in cui raccontò di dieci donne che attendevano lo sposo e dovevano vegliare per non essere prese di sorpresa. Tutte avevano delle lampade. Cinque ci misero dell’olio per fare luce e vederci. Le altre cinque trascurarono di farlo. Tutte si assopirono, ma, a un tratto, il Signore (lo Sposo) le chiamò perché andassero da Lui. Le cinque con le lampade accese erano pronte, corsero dal Signore e furono accolte. Le altre andarono a comprarsi dell’olio, ma quando arrivarono alla casa dove era il Signore e dove erano già entrate le altre donne con le lampade accese, la porta era stata definitivamente chiusa.
Un giorno anche la porta della salvezza sarà chiusa. Gesù ha detto molto chiaramente che oggi Lui è l’unica porta di salvezza. Si entra in cielo per mezzo di Lui e di Lui solo. Non ci sono altre vie, altre porte, altre possibilità offerte da Dio. Si entra in cielo credendo in Lui, in quello che ha fatto, nella sua opera espiatoria compiuta sulla croce e accettando come mendicanti immeritevoli il dono della sua grazia. Altrimenti si resta fuori.
E fuori c’è l’inferno. Pensaci.
Che rimanessimo fuori di casa “non ci voleva”? Se la nostra distrazione è servita a darmi l’idea di scrivere questo blog, per avvertire qualcuno, evidentemente “ci voleva”!
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento