Mio marito mi maltratta. Che fare?

Nel nostro pianeta, circa una donna su quattro è stata fisicamente abusata da un parente, di solito è stato il compagno o il marito o il padre. Negli Stati Uniti, secondo il Dipartimento della Giustizia, ogni 15 secondi una donna viene picchiata e circa 1.000.300 donne sono assalite da un maschio, spesso della famiglia, ogni anno. L’abuso può essere fisico, sessuale, emotivo, economico e psicologico e si determina fra persone di ogni razza, età e genere. E religione.

Penso che in Italia le cose non vadano meglio. Anche se una statistica accurata di questo tipo non è reperibile anche nei nostri ambienti evangelici, purtroppo il problema esiste. Forse in maniera meno accentuata, ma c’è.

Anni fa, ne parlavo con un vecchietto che sembrava convinto che fosse normale alzare le mani sulla moglie. “Sorella cara, la disciplina ci vuole con le donne! Se no, non capiscono” ha detto.

“Ma che siamo muli?”

“Abbastanza”.

Oggi, ufficialmente, nelle chiese, di questo lato della vita di famiglia non si parla, dato che i panni sporchi si lavano solo in famiglia e si cerca di mantenere una facciata rispettabile. Tanto più che, alle brutte, si può sempre divorziare. Ma proprio poche settimane fa, una donna me ne ha parlato al telefono. Non si trattava solo di botte, ma anche di insulti e di altre cattiverie verbali e psicologiche.

“Che devo fare? Io amo mio marito, ma non ce la faccio più... ”

“Digli che se continua, ne parlerai con chi è responsabile di guidare la tua chiesa.”

“L’ho già fatto, tempo fa, ma quello mi ha detto che devo portare pazienza. Sai, mio marito è anche un diacono molto stimato. Predica bene... e sarebbe uno scandalo.”

“Torna a parlargli, di’ le cose con chiarezza e senza parlare in parabole. Se non ti ascolta, informalo, e informa anche tuo marito, che ti rivolgerai agli altri responsabili della vostra comunità.”

“Ma mi dispiace... non voglio fargli del male.”

“Ascoltami bene: non si tratta di fare del male, ma di correggere un’ingiustizia. O fai qualcosa per affrontare la situazione o te ne stai buona e zitta a prenderti le botte e gli insulti. In più, non ne parli più con nessuno. Lamentandoti non risolvi niente e fai solo della maldicenza.”

Questa è la trafila biblica, indicata chiaramente dal Signore Gesù, e che mi sembra logica. Non ha lo scopo di ferire o di fare vendette, ma di aiutare chi fa del male e aiutarlo a cambiare.

È vero anche che ho conosciuto una donna che, non so per quanti anni, si è presa le botte (e una coltellata in faccia), sopportando con pazienza, sicura che il Signore avrebbe fatto ravvedere il marito. Il Signore l’ha esaudita e quell’uomo brutale ha accolto Cristo nella sua vita e è diventato un agnello. È stata una scelta di fede, che io rispetto. Ma non penso che sarebbe stata anche la mia.

Per i credenti ci sono gli anziani della chiesa, che hanno il dovere di intervenire, consigliare e correggere. Per i non credenti, i Carabinieri.

Che ne è della donna che mi ha telefonato? Aspetto un’altra telefonata.

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