C’è speranza se… Consiglio n. 8


Il consiglio n. 8 guarda avanti: In qualsiasi matrimonio le diversità di personalità e di temperamento ci saranno, ma potranno essere risolte. Evviva! 

Pare che ci siano di solito tre stadi quasi in ogni matrimonio.

Il primo stadio dura più o meno a lungo. Esso è caratterizzato dal fatto che i giovani sposi continuano nell’atmosfera del fidanzamento e considerano il proprio compagno come l’allegoria ambulante della perfezione.

Nel secondo stadio cominciano a rendersi conto che delle diversità esistono, che i difetti vengono a galla, e che molti sogni fatti non corrispondono alla realtà. Per esempio, mio marito pensava che io fossi una donna ultraorganizzata, mentre la realtà dei fatti era che anch’io dimenticavo molte cose, ne lasciavo fuori posto delle altre, e non ero puntuale come un orologio svizzero. Anzi.

D’altra parte, avendo sposato un laureato in psicologia, pensavo che con lui avrei risolto ogni problema. Che delusione, quando gli parlavo di qualche difficoltà e lui mi rispondeva: “Eh, sono problemi…” . Cosa lo avevo sposato a fare?

È una tragedia se la coppia si ferma a questo punto e pensa che i problemi non si possano superare e che, dopo tutto, forse il suo matrimonio è stato uno sbaglio.

Quando arrivano a questo punto e gli sposi si rendono conto che delle differenze esistono e che i problemi sono anche profondi, i due si devono fermare. Decidere di parlarne, discutere su cosa fare, mai nominare la parola “divorzio” e soprattutto riaffermare davanti a Dio l’indivisibile unità del loro amore.

Dio non si spaventa se gli diciamo che siamo arrivati al punto del “chi me l’ha fatto fare?”, anzi dichiara di essere un Dio capace di dipanare qualsiasi matassa. E lo farà!

Questa ammissione onesta e sincera, porterà al terzo stadio, in cui gli sposi si renderanno conto che i problemi si possono affrontare e che le difficoltà si possono ridimensionare, se si affrontano con l’aiuto dello Spirito Santo.

A quel punto essi imparano a prendersi come sono, capiscono come possono contribuire al bene l’uno dell’altro, con lo scopo finale di farsi del bene reciprocamente e, soprattutto, di piacere a Dio.

Così per mezzo di questo processo di dare e ricevere, si determinerà una bella armonia fra due vite che vivono una vita sola.

No! Non è un sogno utopistico. È qualcosa che si può davvero realizzare, quando i due sono dei veri credenti e sono ben decisi a fare del loro matrimonio un successo.

Chi invece rifiuta di seguire questa strada e rimane nel secondo stadio avrà una vita difficile. Troverà che si allontana sempre più dal suo compagno e si avvierà sulla strada dell’incomprensione, della freddezza, del dolore.

Che stadio sai vivendo, tu?
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