Pensavo che la parola “magone” fosse solo dialettale. Invece
anche in un dizionario rispettabile come lo Zingarelli la elenca e significa “accoramento
e dispiacere”. (Lo sapevate che si chiama “magone” anche il ventriglio del
pollo? Davvero, se ne impara una nuova tutti i giorni... Perciò: evviva i
dizionari!).
Ma torniamo al magone, che è un qualcosa che ti viene
addosso per nessuna ragione specifica, ma è un po’ come una cappa di malinconia
irragionevole, che ti fa vedere tutto grigio, antipatico e noioso.
Quando hai il magone, non sopporti i figli, il marito ti
sembra pedante, i negozianti maleducati e i colleghi d’ufficio inefficienti e
stupidi. Se è domenica, e vai in chiesa, la predica ti pare una pizza.
Se hai il magone, non solo tutti ti diventano antipatici, ma
diventi antipatico anche tu. E divento antipatica anch’io. Perciò è meglio che
ce lo facciamo passare.
Quando veniva a me, da giovane, cominciavo a farmi un
profondo esame di coscienza per capire se c’erano in me dei peccati da
confessare. Naturalmente, qualcosa trovavo sempre, perciò confessavo, pregavo e
mi ripetevo il bellissimo versetto in 1 Giovanni 1:9: “Se confessiamo i nostri peccati, Egli è fedele e giusto da perdonarci
i nostri peccati e purificarci da ogni iniquità”. Magnifico!
Ma il magone troppo spesso rimaneva.
Ne parlavo con mio marito, il quale, da bravo psicologo, mi
chiedeva: “Hai guardato il calendario?”. È vero: a volte il magone è
fisiologico e noi donne ne andiamo soggette. Altre volte non lo è. E allora?
Con l’esperienza, ho
trovato un paio di rimedi molto semplici, validi per ogni età.
Il primo è proprio quello di cui ho già parlato. Il peccato
mette tristezza e perciò è importante vedere se c’è in noi qualche perdono da
chiedere o da dare, qualche amarezza da esaminare e risolvere, qualche
preoccupazione latente da lasciare nelle
mani del Signore.
Se questa è la realtà, non c’è che da agire di conseguenza.
Confessare, perdonare, risolvere e ... voltare pagina.
Il secondo rimedio l’ho trovato nella Lettera di Paolo agli Efesini 5:19,20: “Parlandovi con salmi, inni e canti
spirituali, cantando e salmeggiando con il vostro cuore al Signore;
ringraziando continuamente per ogni cosa Dio Padre, nel nome del Signore nostro Gesù Cristo”.
Parlandovi con
Salmi
Mentre riordini la cucina, o fai il letto, ripeti a alta
voce il tuo salmo preferito. Se è il
Salmo 23, dopo averlo recitato, cantalo.
(Parlandovi
con...) inni e canti spirituali
Io non ho mai avuto una grande voce. Ora che sono vecchia,
non ne parliamo. Ma posso cantare “dentro”! E quanto canto! Mi vengono alla
mente i bei canti dell’innario, alcuni canti in francese, altri in inglese. Me
li canto dentro, con la loro melodia, che ritorna alla mente. Che meraviglia! Li
ripeto, me li godo e non disturbo nessuno.
Salmeggiando col vostro
cuore al Signore e ringraziando continuamente
Salmeggiare significa “cantare salmi”, “cantare lodi al
Signore”. Componiamo i nostri salmi e
cantiamoli ringraziando. Tipo “Grazie, Signore,
perché ho una casa, il geranio è fiorito, la lavatrice funziona, i figli
mi amano, mio marito lavora, ho pagato il mutuo...” Non importa se le rime non combaciano!
Cantiamo col cuore!
Nel nome del nostro
Signore Gesù Cristo
Ringraziamo per il nostro Salvatore, il Mediatore, il Difensore,
il Maestro, il Redentore, l’Amico, il
Signore! È Lui che ha reso e rende la mia comunione con Dio Padre possibile!
Alleluia!
E il magone se ne va.
,
Nessun commento:
Posta un commento