Millenni fa, un padre e un figlio salivano verso la cima di
un monte. Il padre teneva in mano una torcia accesa e un coltello. Andavano a
offrire un sacrificio. Il figlio portava sulle spalle le legna per bruciare il
sacrificio.
Quel padre era Abramo e suo figlio si chiamava Isacco. Il cuore
di Abramo era molto pesante. Dio gli aveva chiesto una cosa tremenda: doveva
sacrificargli suo figlio, ucciderlo, per dimostrargli la sua ubbidienza totale. Abramo era disposto a ubbidire, ma il
sacrificio richiesto era orribile. Ogni passo gli pesava come se avesse dovuto spostare
un macigno.
A un certo punto, il ragazzo si rivolge al padre, forse
pensando che il vecchio avesse dimenticato la cosa più importante: “Papà, il
fuoco e la legna ci sono, ma dov’è l’agnello?”.
“Figliolo, Dio se lo provvederà l’agnello!”
Riprendono la salita fino alla cima del monte. Una volta
arrivati, il padre accatasta la legna, ci lega sopra il figlio e sta per
colpirlo col coltello. A quel punto l’Angelo dell’Eterno lo ferma e grida di
non far male al ragazzo: “So che tu temi
Dio, perché non mi hai rifiutato tuo figlio, l’unico tuo!” (Genesi 22:12).
Abramo si volta e vede un montone con le corna impigliate in
un cespuglio. Dio è grande! Aveva provveduto un animale per il sacrificio! Lo
prende, lo scanna e lo offre a Dio. Isacco è salvo!
Poi esclama: “Questo posto lo chiamerò: Dio
provvede!” (Iavé-Irè, in
ebraico). Che provvidenza!
Poco dopo, Dio gli parla una seconda volta e gli dice: “Io giuro per me stesso, dice il Signore,
che siccome tu hai fatto questo e non mi hai rifiutato tuo figlio, l’unico tuo,
io colmerò di benedizioni e moltiplicherò la tua discendenza come le stelle del
cielo e come la sabbia che è sul lido del mare... Tutte le nazioni della terra saranno benedette nella tua discendenza,
perché tu hai ubbidito alla mia voce” (Genesi 22:15).
Da allora in poi, Dio ha continuato a benedire Abramo,
nonostante le molte infedeltà dei suoi discendenti e le persecuzioni a cui sono
stati sottoposti attraverso i secoli. È un vero miracolo che gli Ebrei, come
popolo, esistano ancora. Ma quello che Dio promette, lo mantiene!
1900 anni dopo Abramo, Dio ha provveduto un altro Agnello, Gesù.
Egli era Dio, esisteva da sempre con Dio e da sempre la sua venuta per la
salvezza del mondo era stata prestabilita.
In un certo momento della storia, mentre regnava Cesare
Augusto, questa venuta si è avverata. Concepito miracolosamente per opera dello
Spirito Santo nel corpo di Maria, Gesù è nato a Betlemme ed è cresciuto come un
bambino qualsiasi. Quando aveva 30 anni ha cominciato il suo ministero in
Palestina. Non ha mai fatto mistero, sul suo mandato, sulla sua provenienza e
sul fatto di essere il Figlio di Dio e
di essere venuto per rivelare il Padre.
Per tre anni ha percorso la Palestina facendo del bene:
guarendo, aiutando, predicando, provvedendo alle necessità del momento. Ha
provveduto ( è stato Iavé-Iré) il
vino, che era venuto a mancare durante un matrimonio, ha sfamato, in due
occasioni, migliaia di persone, ha sanato i malati, ha risuscitato dei morti,
ha consolato, esortato, ammonito le folle, comunicato le parole che aveva udito
da suo Padre nel cielo. Ha sgridato, senza mezzi termini, i religiosi ipocriti
e, addirittura, due volte ha purificato con violenza il mercato che si faceva
nell’area del tempio.
A un certo punto, i
religiosi hanno deciso che Gesù era un elemento troppo scomodo. Dovevano
eliminarlo. E hanno creduto di farlo, convincendo i Romani a condannarlo. I Romani
lo hanno crocifisso e, sulla croce, Gesù ha provveduto
alla salvezza dell’umanità, caricandosi di tutti i peccati mai commessi da
Adamo in poi e morendo come l’Agnello di Dio, che toglie i peccati del mondo.
Egli è il nostro, il mio, Sostituto. Il Sostituto che non è
rimasto nella tomba, ma è risuscitato vincitore, provvedendo salvezza a
chiunque crede in Lui e lo riconosce come Signore. Tu, lo hai fatto?
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