“Che cosa vuol dire immutabile?” (a me quella parola suonava
come “avvitabile”) ho chiesto a mia mamma, guardando una foto che mio padre le
aveva dedicata “con affetto immutabile”.
“Vuol dire che è sempre uguale” è stata la sua spiegazione e
io ho pensato che una cosa sempre uguale, magari da avvitare tutto il tempo, doveva
essere una gran pizza.
Più tardi, ho capito che si trattava di un amore che non
cambiava nel tempo (e l’amore dei miei
genitori è stato di quel tipo), e che era una gran bella cosa.
Più avanti ho capito anche che “l’immutabilità” è anche uno dei caratteri di Dio. Con la
differenza che un amore umano, una volta o l’altra, se finisce la vita terrena,
almeno da una parte, non esiste più. Mentre l’amore di Dio che è eterno, dura
per sempre e non cambia mai. Fa parte del suo carattere. Dio è immutabile,
perché è eterno. Egli è da sempre e per sempre, l’eterno IO SONO, Iahvè.
Il Signore si è presentato con questo appellativo a Mosè
quando lo ha chiamato ad essere il liberatore del popolo dalla schiavitù in
Egitto e così è chiamato attraverso tutto l’Antico Testamento.
Egli ha detto al suo popolo: “Sotto a te, stanno le braccia eterne” ( Deutronomio 33:27); “con un amore eterno avrò pietà di te”,
“Io fermerò con voi un patto eterno”
(Isaia 54:8; 55:3); “Io ti amo di una
amore eterno” (Geremia 31:3).
Gesù, essendo Dio incarnato, aveva tutto il diritto di
presentarsi anche Lui come l’IO SONO. A dei sacerdoti che non credevano in Lui
ha affermato: “In verità, in verità vi dico:
prima che Abramo fosse nato, IO SONO” (Giovanni 8:58) e i sacerdoti, per
tutta riposta, presero delle pietre per lapidarlo.
Parlando ai suoi discepoli, ha ripetuto spesso il suo “IO SONO”
aggiungendo alcune caratteristiche, come io sono il pane, la luce, la verità,
la vita, la via che porta al Padre, la porta, il buon pastore. Quando è stato arrestato, le guardie hanno
chiesto di Gesù di Nazaret, e lui ha
risposto “IO SONO”. Le guardie sono cadute a terra dallo spavento.
“Ma, se dovessimo spiegare a un bambino, che cosa significa
essere eternamente immutabile, cosa potremmo dire?” chiedete.
Se siete mamme o insegnanti di scuola domenicale, ve lo chiederanno. Ricordo che, quando i miei
bambini non erano ancora in età scolare, sono venuti, tutti insieme, a
chiedermi cosa volesse dire “eterno”. Io ho risposto che si trattava di un
domani, e poi di un altro domani, e poi di un altro domani senza mai fermarsi. Non
sapevo dire niente di meglio. Ma penso che lo ridirei.
Se dovessero venire a chiedere il significato di
“eternamente immutabile” (onestamente dubito che si esprimerebbero così e se lo
facessero sarebbero dei genii), penso che si dovrebbe dire che Dio oggi è buono,
ci vuole bene e vuole darci cose buone, e che anche domani sarà buono e dopodomani
sarà sempre buono. E, per essere sicuri che ci capiscono, diremo che domani non
sarà mai cattivo e che, finché ci saranno dei domani, non sarà mai cattivo. Che
oggi è giusto e domani e in tutti i domani che verranno sarà giusto. E così
avanti. E, per spiegarci ancora di più,
diremo anche che non cambia mai idea.
A quel punto, saranno pronti a tornare a giocare carichi di
teologia.
La Bibbia afferma che
“Gesù Cristo è lo stesso ieri, oggi e in eterno” (Ebrei 13:8) e Dio Padre
stesso dice di Lui: “Tu rimani lo
stesso, i tuoi anni non avranno mai fine” (Ebrei 1:12). Nel congedarsi dai suoi discepoli, Gesù ha affermato: “Io sono con voi tutti i giorni, fino alla
fine dell’età presente” (Matteo 28:20).
La nostra mente esplode al pensiero dell’eternità, ma il
pensiero di un Dio che non cambia, di cui ci si può fidare oggi e domani,
esattamente come ce ne siamo fidati ieri, che è eternamente buono, giusto,
santo, fedele, tenero, equilibrato e compassionevole, dovrebbe riempirci di tranquillità
e di riconoscenza. Non solo nei momenti in cui le cose vanno bene, ma anche e
soprattutto, in quelli in cui ogni cosa sembra andarci storta, i problemi si accavallano e ci sembra che
nessuno ci capisca. Dico bene? Mi pare di sì!
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