55 ANNI!


Fateci le congratulazioni. Oggi, Guglielmo ed io festeggiamo il nostro 55.o anniversario di matrimonio! Sì, siamo ancora insieme e stiamo facendo piani per il futuro.  

Abbiamo parlato, la volta scorsa, del quinto comandamento. Riprenderemo col sesto la volta prossima, ma oggi voglio dirvi i nostri due segreti, anzi tre, che ci hanno aiutati a avere un matrimonio felice.

Il primo segreto è: “Uno per l’altro e tutti e due per il Signore”.

Quando ci si unisce col desiderio profondo di fare piacere a Dio e alla persona che abbiamo scelta (Guglielmo ci ha pensato ben sei anni prima di scegliermi ufficialmente; io un po’ meno!), molti ostacoli si superano facilmente.

E ostacoli e problemi ce ne sono, soprattutto nei primi anni (o mesi) di matrimonio. Chi mi dice di non averne avuti, almeno agli inizi del matrimonio, o è scemo, o ha perso la memoria o mi dice una bugia. È normale che ci sia un periodo di rodaggio, di adattamenti e di scricchiolii. Due persone diverse, con preparazione e background diversi, per forza scopriranno, nel compagno della vita o nella compagna, dei lati sconosciuti. Tanto più che, durante il fidanzamento, ognuno mostra il suo lato migliore.

Questo porta al secondo segreto.

Si deve DECIDERE che si andrà d’accordo. È inutile impuntarsi come capre.

Una volta cede uno, un’altra volta cede l’altro. Ma un accordo si deve e si può trovare. E più si va avanti con questo atteggiamento, meno si deve decidere, perché, piano piano, ci si trova tutti e due sempre più sulla stessa lunghezza d’onda.

Terzo segreto importantissimo.

Non lasciare mai dei crucci, dei dispiaceri, delle offese, dei malintesi senza una spiegazione, fatta allo scopo di mettersi d’accordo e NON di far valere la propria ragione. A me la parola “chiarire” piace poco, perché sa di intenzione di dimostrare di essere nel giusto. Preferisco l’idea del perdono reciproco, perché certamente ha una connotazione di umiltà. Per me, il perdono vero, genuino e reciproco è la chiave della riuscita di un matrimonio. Dio lo comanda e dice addrittura che il sole non deve tramontare sul nostro cruccio, perciò bisogna perdonarsi prima che il cruccio diventi rancore o voglia di rivincita. Guglielmo ed io ci siamo promessi che avremmo messo a posto tutte le incomprensioni, i dissapori e le offese, perdonandoci a vicenda, prima di chiudere la giornata, in cui si erano determinati. A volte abbiamo dovuto parlare a lungo e abbiamo anche pianto. Ma ha funzionato. Tutto qui.

La prossima volta che ci sentiremo tornerò a parlare dei comandamenti e, nello specifico, di quello che ordina di non uccidere. Non mi sembrava un argomento adatto in un giorno di anniversario, anche se penso che, qualche volta, mio marito si sarà sentito in sintonia con un suo amico che, riguardo al matrimonio diceva ridendo: “Non ho mai pensato al divorzio, ma all’omicidio, qualche volta, sì”! 
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