Assolutamente sì. O no?


Avete notato come anche il linguaggio cambia con la moda? Oggi, per esempio, usa dire: “Assolutamente sì”, mentre fino a un po’ di tempo fa, bastava dire sì. Quell’“assolutamente” fa molto “in” perché suona come un’affermazione simile alla legge dei Medi e dei Persiani.

Gli Ebrei, al tempo di Gesù, avevano una casistica di giuramenti da paura. Gesù ha detto loro: “Fu detto dagli antichi: Non giurare il falso; dà al Signore quello che gli hai promesso con giuramento”. MA IO VI DICO: Non giurate affatto, né per il cielo, perché è il trono di Dio, né per la terra, perché è lo sgabello dei suoi piedi, nè per Gerusalemme... Non giurare neppure per il tuo capo...”.

Io ho sentito giurare “sul mio onore”, “sulla testa dei miei figli”, “sulla tomba di mia madre”. Veramente, a volte, c’era da ridere, perché sapevo che non erano sinceri.

“Il vostro parlare sia” ha detto Gesù: “Sì, sì, no, no; poiché il di più viene dal maligno”. Che cosa voleva significare? Molto semplicemente: “Quando parlate, dite la verità”.  

Dite la verità ai vostri figli, al marito, al cliente, al datore di lavoro, all’operaio, al professore.

Viviamo in un mondo di bugiardi, che divide fra bugie gravi, bugie rosa, bugie bianche, bugie di covenienza. Le bugie sono bugie. Punto e basta. E la verità non è né mia, né tua: è ciò che è vero.

Uno dei miei figli, quando aveva forse otto anni, mi ha detto: “Mamma, tu mi hai sempre detto la verità, ma quella volta hai detto una bugia” e mi ha snocciolato esattamente in che cosa gli avevo mentito. Era una stupidaggine, ma lui se n’era accorto. Gli ho chiesto perdono e lui, magnanimamente, mi ha perdonata. Ma da allora sono stata in campana.

È importante dire la verità, anche se costa, se fa male, se è dura.

Le bugie possono fare comodo, a volte. Ma poi, come dice il proverbio, hanno le gambe corte. Come quelle dell’idraulico che poi non viene come ha promesso o quelle dell’amico che dice: “Non ti preoccupare, ci penso io” e poi non ci pensa.

Le peggiori sono le bugie dette “a fin di bene”. Alcune mie amiche sono morte di cancro. Lo sapevano e ne abbiamo parlato, abbiamo pregato insieme, pensato al cielo e alla vita etena con Gesù. Eravamo tristi, da un lato, ma limpide. Non c’erano barriere fra noi e eravamo  felici perché, per i credenti, la morte non è un “addio per sempre”, ma un “arrivederci”:

Ricordo invece una bambina di dodici anni, bella e malata di tumore. Sono andata a trovarla all’ospedale e la mamma, la sorella maggiore e tutti i parenti mi hanno detto: “Faccia attenzione, perché non sa nulla”.   

Non ho detto nulla e durante tutte le altre visite, c’era sempre un parente accanto al letto come un carabiniere. Quando la ragazzina era ridotta a pelle e ossa, l’hanno mandata a casa. Non c’era più speranza, ma i parenti continuavano a mentire “per farla morire contenta”. Non erano credenti e non sapevano cosa dire.

Ho chiesto a Dio di darmi una possibilità di parlarle di Gesù e della salvezza. Onestamente la mia fede era poca. Invece, la mia ultima visita è stata un miracolo. Mentre ero con la bambina, perfettamente cosciente, ma debolissima, qualcuno ha suonato alla porta. I parenti sono spariti d’incanto. Dio mi dava un momento con lei.

Le ho detto: “Cara, vedo che stai molto male...

“Lo so, sto per morire, ma tutti mi dicono di no... Ho un po’ paura...” mi ha detto la bambina.

Le ho mostrato la figura di un pastore con un agnello fra le braccia, e le ho spiegato che Gesù è il buon Pastore, morto per lei sulla croce per poterla portare in cielo e tenerla con sé per sempre. Aspettava solo che lei gli aprisse il suo cuore e gli chiedesse di salvarla”.

“Gesù, vieni nel mio cuore e sii il mio Salvatore...” ha detto senza esitare un momento. E mi ha sorriso con un po’ di complicità. Ho ringraziato il Signore con lei!

Non ci crederete, ma, dopo pochi minuti, alcuni parenti sono tornati accanto al suo letto, e due giorni dopo la ragazzina era in cielo.

Sono felice di non averle detto delle bugie “a fin di bene”. 
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