Oggi la società adora due dei: la tolleranza e il benessere.
La tolleranza impone di accettare ogni religione, ogni ideologia, ogni opinione senza mai criticare. Chi critica o obietta è subito considerato bigotto e meschino. Di conseguenza, nel parlare bisogna fare attenzione a essere politicamente corretti, rispettare la “verità” di ognuno, anche se dicono due cose diametralmente opposte. Non azzardarsi mai a dire di essere certi e di credere a una verità obbiettiva a cui si fa riferimento. Fare diversamente significa essere oscurantisti.
Per questa ragione, la Bibbia è criticata e rifiutata a priori, anche da chi non l’ha mai letta, perché presenta un Dio autorevole e assoluto. Non è un Dio adatto ai nostri tempi in cui finalmente si pensa di avere capito che una religione vale l’altra, perché in ogni religione c’è del buono (non me lo aspettavo, ma me lo ha detto una mia vicina, che si dichiara fedelissima cattolica).
Ma il Dio della Bibbia dice: “Io sono il Signore, il tuo Dio... non avere altri dèi oltre a me” (Esodo 20:2,3). Questo è il primo dei dieci comandamenti dati da Dio a Mosè sul Monte Sinai. Di fronte alle usanze e culti dei vari popoli che gli Israeliti conoscevano, questo comando era assolutamente intollerante. Spesso portava a contese, a guerre e alla distruzione di popoli idolatri, delle loro immagini e dei loro luoghi di culto.
Il Nuovo Testamento non incoraggia nessuna guerra in nome della religione, ma Gesù non è stato meno intollerante dell’Eterno, suo Padre, quando ha parlato a Mosè. Anche Gesù non ha detto parole ecumenicamente concilianti. Per esempio ha dichiarato, senza mezzi termini: “Io sono la via, la verità e la vita; nessuno viene al Padre se non per mezzo di me” (Giovanni 14:6). Questa affemazione esclude ogni altro mediatore, ogni altra via per arrivare a Dio ed è assolutamente intollerante. O Gesù o niente salvezza.
Questo esclude, per esempio, sia l’ateismo e le ideologie che negano l’esistenza di Dio, sia ogni religione che incoraggi l’uomo a sforzarsi per ottenere il favore di Dio, seguendo certi riti, pratiche e precisi comportamenti morali. Cristo offre se stesso come unica via per arrivare a Dio. E lo fa a ragion veduta. Nessun altro è morto per espiare i peccati di tutti gli uomini e nessuno è risuscitato all’infuori di Lui.
L’altro dio che l’uomo adora è se stesso. Confida in se stesso, nella sua condotta, e nelle sue possibilità. Fa un dio di sé e delle potenzialità umane, cercando di soddisfare i propri desideri materiali, di raggiungere mète di benessere e di godimento sempre maggiori. Cerca di accumulare ricchezze e potere e vede in esse la felicità e, naturalmente, confida nella sua intelligenza e nella sua furberia per ottenerle. Se non ci riesce, invidia e odia chi ci è riuscito. Eppure Dio dice per bocca del profeta Geremia: “Maledetto l’uomo che confida nell’uomo e fa della sua carne il suo braccio, e il suo cuore si allontana da Dio” (17:5).
Se vogliamo piacere a Dio, come dovremmo ubbidire al primo comandamento?
Dobbiamo cominciare coll’ammettere che siamo peccatori senza scampo, e affidarci a Lui e all’opera compiuta da suo Figlio, Gesù Cristo, come unica speranza di salvezza. Il che significa riconoscerlo come nostro sovrano assoluto. In breve, dobbiamo sottometterci a Lui, conoscerlo, sceglierlo, in modo personale, come nostro unico Dio, e unica autorità, affidarci a Lui, adorandolo, amandolo, temendolo e ubbidendo alla sua legge. Questi atteggiamenti, così diversi da quelli delle masse, diventano il vero scopo della vita di coloro che, avendo creduto di cuore in Cristo, sono nati di nuovo e sono passati dalle tenebre dell’egoismo ignorante e dell’indifferenza, alla luce della verità di Dio.
Tu, quale dio adori? È una domanda seria, che esige una risposta onesta.
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