Sottomissione: uno stile di vita


Uno stile di vita? Vuoi scherzare? Ci mancherebbe solo quello!

Quando si pronuncia la parola sottomissione, la gente (e soprattutto le donne) si irrigidisce. Pensa alla schavitù, allo stivalone chiodato di un tiranno che ti schiaccia con crudeltà la testa e ti toglie ogni libertà.  

La Bibbia, invece, ne parla in termini molto positivi. Perciò vale la pena cercare di capire cosa voglia dire e come si debba intendere. Perché, dopotutto, la Bibbia è piena di questo concetto.

Stabiliamo, intanto, che cosa NON è la sottomissione. Non è servilismo, non è acquiescenza, non è schiavitù, non è vivere con un senso di inferiorità, non è rassegnazione e non è necessariamente sopportazione di abusi e di ingiustizie senza reagire.
La persona servile è di solito ipocrita. Si piega davanti a qualcuno più potente di lei per dei secondi fini, con lo spirito del cortigiano che adula  falsamente, per ottenere dei favori. Pronto a voltare gabbana, se necessario.

L’acquiescenza è l’accettazione di imposizioni senza ragionarci su. Il che è stupido.
La schiavitù è la privazione a ogni tipo di libertà. Significa diventare proprietà assoluta di un padrone, buono o cattivo che sia, il quale ha su di te diritto di vita e di morte.

Il senso d’inferiorità è la rinuncia di fatto a qualsiasi diritto, a causa di una valutazione negativa di se stessi in quanto esseri umani senza valore.

La rassegnazione sopporta soprusi e ingiustizie, si arrende e tira i remi in barca. Lo fa con fatalismo, come davanti a un destino ineluttabile. Non prova né gioia né soddisfazione. Si arrende per forza di cose. E spesso si atteggia a martire e lo fa pesare.

La sottomissione biblica è tutt’altra cosa. È l’accettazione gioiosa dell’autorità di qualcuno che si rispetta e al quale si dona la propria ubbidienza e col quale si collabora, allo scopo di raggiungere una perfetta e completa armonia di intenti, di mète e di progetti da mandare ad effetto, secondo le sue direttive.

Questo tipo di armonia è lo strumento perfetto per permettere a una famiglia, a una chiesa, a una società di svilupparsi, di crescere ed essere forte. È realizzabile quando c’è unità di intenti e accordo consapevole. Non è raggiungibile con leggi o coercizioni. È opera di un intervento  sovrannaturale e di una convinzione mentale.

La sottomissione è esemplificata in modo perfetto nella Trinità, fra tre Persone che sono egualmente  Dio, eppure distinte fra loro e con funzioni diverse.

Il Padre è al di sopra di tutto e di tutti, sovrano assoluto, come afferma l’Apostolo Paolo nella sua prima lettera ai Corinzi (15:24).  Il Signore Gesù, Figlio di Dio è Dio quanto il Padre, ma è sottoposto alla volontà del Padre (Ebrei 10:9). Lo Spirito Santo è Dio Lui stesso, perché così lo definisce la Bibbia, al servizio sia del Padre che del Figlio per adempiere i loro piani eterni (Giovanni 14:26).

Nel capitolo 16:13-15 dello stesso Vangelo di Giovanni, questa unità è espressa in maniera straordinaria: “Quando sarà venuto Lui, lo Spirito della verità” dice Gesù, “Egli vi guiderà in tutta la verità, perché non parlerà di suo, ma dirà tutto quello che ha udito e vi annuncerà le cose a venire. Egli mi glorificherà, perché prenderà del mio e ve lo annuncerà. Tutte le cose che ha il Padre, sono mie, per questo ho detto che prenderà del mio e ve lo annuncerà”. Padre, Figlio e Spirito uniti nell’essenza e diversi nelle funzioni. Che meraviglia!

Cristo è stato perfetto nella sua sottomissione al Padre da tutta l’eternità. È stato designato come Colui che avrebbe espiato il peccato, prima che che il mondo stesso fosse creato e il primo peccato fosse commesso (1 Pietro 1:18-20), è venuto sulla terra per fare la volontà del Padre e ha compiuto perfettamente l’opera di salvezza (Giovanni 19:30). Un giorno eserciterà il giudizio, per mandato di suo Padre (Giovanni 5:22,23). Poi gli rimetterà ogni cosa nelle mani e condividerà con Lui (e con i suoi riscattati) la gloria eterna (1 Corinzi 15:28 e Filippesi 2:9-11).

Lo Spirito è Dio ed è l’agente per mezzo del quale Dio e il Figlio operano nei credenti e nel mondo (Giovanni 16:7-11; Efesini 3:16-21).

“Ma che c’entra tutto questo discorso teologico con la mia sottomissione?” chiedi.

C’entra moltissimo. L’Apostolo Paolo ha ordinato ai credenti di Efeso, peccatori fallibili come noi, di essere “imitatori di Dio” (5:1). Perciò l’armonia di sottomissione gioiosa e amorevole che esiste nella Trinità si deve realizzare, sepure imperfettamente, anche nella nostra vita di peccatori salvati per grazia. Non è un’opzione è un ordine.

Ne parliamo la prossima volta. Ciao!
.

Nessun commento:

Posta un commento