E, donne care, adesso a noi!

Che cosa significa per noi la sottomissione come stile di vita? Significa esattamente quello che significa per gli uomini: accettare gioiosamente e con umiltà il progetto iniziale di Dio, e ubbidire a quello che Dio ha stabilito.

La lettera di Paolo agli Efesini assomiglia l’unione di un marito e di una moglie credenti all’unione fra Cristo e la Chiesa. Perciò moglie e marito sono (e devono essere) una parabola vivente di questa realtà. Un marito che non ama e non cura teneramente sua moglie non assomiglia a Cristo e lo disonora. Una moglie che si ribella e non rispetta il marito è simile a una chiesa disubbidiente a Cristo e che dà una cattiva testimonianza e allontana i non credenti da Dio.

Però, tanto per mettere le cose in chiaro, diciamo che cosa NON si intende per sottomissione, perché i luoghi comuni e le obbiezioni di comodo, in questo campo, sono molte.
  • Sottomissione non vuol dire non esprimere opinioni, sentimenti e dubbi. Nessun marito è infallibile. È possibile che una moglie veda qualche lato di una questione a cui lui non ha pensato. Parlarne civilmente è importante. Un buon consiglio può essere molto utile. Se poi lui non ascolta, e sbaglia, sarà importante aiutare a raccogliere i cocci e non usare il proverbiale: “Io l’avevo detto!”.
  • Non è rinunciare ai propri doni, ma usarli per aiutare il marito, la famiglia e la chiesa.
  • Non è ubbidire, se il marito chiede di peccare. Personalmente ho un grande rispetto per la biblica Regina Vasti che ha rifiutato di presentarsi davanti ai commensali ubriachi di suo marito. Ha perso la corona, ma non la sua dignità. Saffira avrebbe fatto molto bene a non acconsentire alle bugie di suo marito Anania e non ci avrebbe rimesso la pelle.
  • Non è sopportare maltrattamenti. Conosco delle donne che hanno deciso si sottostare a molti soprusi. Il mio consiglio, e anche quello di mio marito, è sempre quello di parlare prima col marito seriamente e, se non ascolta, di parlarne con gli anziani della chiesa. I Carabinieri possono essere l’ultima, ma necessaria, risorsa in caso di violenze o abusi.
  • Non è trovare scuse “spirituali” per disubbidire. Tipo: mio marito è troppo severo e io gli nascondo qualche marachella innocente dei figli. Oppure, curo poco la casa perché testimoniare e visitare le vicine è più importante. Non è neppure parlare male del marito, magari sotto forma di “soggetto di preghiera”.

Allora che cosa fa una moglie che aiuta, rispetta e si sottomette al marito?


Realisticamente, è consapevole del fatto che non ha sposato un uomo perfetto, esattamente come lui non ha sposato una donna perfetta. Perciò non si aspetta, e non pretende, l’impossibile. Sa di essere, come lui, su una strada in salita di santificazione e di progresso spirituale.

Non pretende che lui sia il suo psicologo e il suo padre spirituale e la capisca sempre al volo. Si preoccuperà di crescere spiritualmente per conto proprio e di trovare nel Signore la forza necessaria per ogni giorno. Quella che le viene dal marito sarà... tutto grasso che cola.

Persevera nel fargli del bene, come faceva la donna descritta in Proverbi 31. “Essa gli fa del bene e non del male, tutti i giorni della sua vita”. Nei giorni in cui tutto va bene, in quelli in cui tutto sembra andare per storto e in quelli piatti in cui sembra non succedere nulla.

Capisce e accetta il suo compito di collaboratrice e aiuto del marito, lo asseconda e non lo ostacola nel suo ruolo di leader morale e spirituale della famiglia.  Se è un conduttore di chiesa, non cercherà di governare la chiesa per mezzo di lui.

Si impegna e si concentra nel permettergli di diventare il migliore uomo di Dio possibile, stimolando i figli a rispettarlo e a riconoscere in lui un modello da seguire.

Parla bene di lui al Signore e alle persone per le cose buone che fa e parla dei suoi difetti  solo al Signore.

Lo aiuta, lo sostiene e lo incoraggia.

Lo circonda di affetto e anche soddisfa le sue aspirazioni morali e affettive.
 
Fa a gara con lui nel perdono reciproco e si impegna a vedere sempre i lati positivi del suo carattere. E si impegna a fargli almeno un complimento al giorno (per togliere il diavolo di torno!).


Facile? Non sempre. Ma fattibile.
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2 commenti:

  1. non proseguo la lettura ...per ovvi motivi , se c'è un maltrattamento non bisogna parlarne con il marito perchè non capirà ma andare direttamente a denunciare questa bestia!!!

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  2. Si può sempre sperare che qualche marito ascolti.

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