Uno dei ricordi più belli di un mio viaggio in Israele, avvenuto molti anni fa, è stata la visita a Dotan. Ci siamo andati per conto nostro, senza agenti di turismo con le loro spiegazioni imparate a memoria, con una macchina presa in affitto. Mio marito voleva vedere gli scavi di quella antica città, fatti da un suo professore d’Università.
Dotan sorge in una conca, nella parte nord della Palestina. È circondata da colline, ed era il luogo in cui, millenni prima, Giuseppe, il figlio di Giacobbe, era andato a cercare i suoi fratelli che lo avrebbero poi buttato in una cisterna e venduto a una carovana di Ismaeliti, diretti in Egitto. Era facile immaginare le greggi di Giacobbe, sparse fra i campi e Giuseppe che arrivava con passo sicuro da lontano. Suo padre gli aveva dato una grossa incombenza.
Quando ci siamo arrivati noi, era un pomeriggio tranquillo, le pecore pascolavano e un po’ di vento portava, da chissà dove, il suono di uno zufolo. Un quadro perfetto per dei turisti curiosi e entusiasti come noi.
Dotan è anche la zona in cui è avvenuto un bell’episodio di cui fu protagonista Eliseo (e ci risiamo con Eliseo!). La storia è nel capitolo 6 del secondo Libro dei Re.
Il re d’Israele, cioè il sovrano del regno del nord, era in guerra con il re di Siria e accadeva che tutte le mosse che il re di Siria programmava erano preconosciute e rese vane dal re d’Israele.
“Ma chi è che fa la spia?” chiese infuriato il re di Siria ai suoi.
“Maestà, nessuno fra noi fa la spia. Ma il profeta Eliseo, quell’uomo di Dio che sta in Israele, fa sapere ogni cosa al suo re. È uno che sa tutto, anche quello che tu dici nella tua camera da letto, quando ti corichi”.
“Informatevi dov’è, andatelo a prendere e ci penserò io!” ordinò il re.
“È a Dotan” fu la risposta.
Per catturalo, il re mandò un gran numero di soldati, carri e cavalieri che si schierarono sulle colline che circondavano Dotan. Uno spettacolo terribile. Mentre io ero a Dotan, non ho fatto nessuna fatica a immaginare la scena. Le colline sono proprio come una cintura attorno alla pianura dove pascolavano le pecore.
Ma torniamo alla storia. La mattina presto il servo di Eliseo si alza e vede tutto quel po’ po’ di armati. Corre da Eliseo allarmatissimo: “E adesso che facciamo?”.
“Non aver paura quelli che sono con noi, sono più numerosi di loro!” risponde Eliseo e chiede al Signore di aprire gli occhi del servo. Questo, a un tratto, sulla collina vede una massa di cavalli e di carri di fuoco che circondavano Eliseo.
Il profeta allora va incontro all’esercito chiedendo al Signore di accecare tutta quella masnada di gente. Il Signore lo esaudisce e Eliseo dice: “Avete sbagliato strada. Vi ci porto io dall’uomo che cercate!” (mica male l’umorismo del Signore!) e passo dopo passo li conduce fino a Samaria, la capitale del Regno di Israele.
A quel punto gli occhi dei Siri si aprirono. Erano in trappola!
Il re d’Israele chiede a Eliseo se doveva farli fuori tutti.
“Non lo fare; sono tuoi prigionieri. Dagli da mangiare e da bere e rimandali a casa”.
Il re gli dà retta e i Siri possono tornare a casa. Per un certo tempo “le bande dei Siri non fecero più incursioni” racconta la Bibbia.
Nella vita, abbiamo molti nemici, ma, se siamo credenti, Colui che ci protegge è infinitamente più potente di qualsiasi nemico. A cominciare da Satana che Gesù ha vinto sulla croce. L’importante è guardare le situazioni con gli occhi della fede e crederci. Dio può accecare e liberare, come è successo a mio nonno. Ma questo ve lo racconto la prossima volta. Ciao!
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