Chi comincia bene, finisce sempre bene?

Qualcuno ha detto che le lezioni della storia sono quelle che nessun popolo impara. Ben detto! Nelle mie meditazioni della Bibbia ho finito di leggere i Libri della Cronache. Peccato che si leggano poco e pochi predicatori li usino nei loro sermoni.

Ammetto che varie genealogie e liste di nomi siano un po’ monotone, ma io trovo bello pensare che sono nomi di gente veramente esistita e che Dio ha annotato e di cui ha tenuto conto. Mi viene sempre da pensare in che lista starebbe bene il mio nome!

In ogni modo, una cosa che ho notato è che anche tutti i re “buoni” del regno di Giuda, quelli che “fecero ciò che è giusto agli occhi dell’Eterno”, alla fine della loro vita hanno scantinato.

Cominciò Salomone, l’uomo più sapiente che sia mai esistito, ma che, alla fine della sua vita, si lasciò trascinare all’idolatria dalle sue molte mogli pagane. Poi fu suo figlio Roboamo, dopo che si stabilì nel regno, cominciò a disubbidire a Dio e la sua vita non onorò Dio.

Poi ci fu Asa che cominciò bene e, a un certo punto fece delle alleanze sbagliate, si adirò con un profeta che lo riprendeva e lo fece addirittura mettere in prigione. Poi divenne anche crudele. Quando si ammalò non si rivolse a Dio per essere guarito.

Suo figlio Giosafat cominciò benissimo e poi si andò a imparentare con il malvagio Re del regno del nord, d’Israele e, fra alti e bassi, non onorò completamente Dio.

Joas andò bene solo finché visse il Sacerdote Amatsia che gli faceva da consigliere.

Amasia, figlio di Joas, seguì il Signore “ma non con tutto il cuore” e finì assassinato.

Uzzia cominciò bene, ma, a un certo momento, profanò il tempio e fu colpito di lebbra.

Suo figlio Iotam si comportò bene, ma non bandì l’idolatria.

Ezechia governò bene, ma peccò di orgoglio e ne pagò le conseguenze.

Giosia fu fedele, ma si impegnò in una guerra che lo portò alla morte, pur essendo stato esortato a non farlo.

Questi re dell’Antico Testamento avevano una scusante. Non avevano la Bibbia da consultare. Dio parlava loro occasionalmente. Conoscevano la legge di Mosè e cercavano di imporla al popolo. I profeti li esortavano e li riprendevano, ma non si trattava di un insegnamento costante, anche se avrebbe potuto essere sufficiente.

Essi furono però colpevoli, perché non imparavano dalle loro esperienze con Dio. Quando erano fedeli, Dio faceva prosperare il loro regno e dava loro pace e vittorie. Quando, invece, erano infedeli, potevano costatare in modo pratico e visibile la punizione del Signore. Le promesse di prosperità, di pace e benessere da parte di Dio erano evidenti, eppure loro diventavano lo stesso disubbidienti e Dio li doveva colpire.

“Come mai erano così stupidi?” ho chiesto a mio marito. “Dopo tutto, se si comportavano bene Dio faceva stare bene loro e la loro gente... Perché si rovinavano con le loro stesse mani?”

“Erano umani e quando le cose vanno molto bene, è facile cominciare a pensare che si è invulnerabili e abbastanza potenti per poter vivere al di sopra della legge, soprattutto della legge di Dio. Così si comincia a fare di testa propria e a fare a meno di Dio” mi ha risposto “e il peccato ti ritrova...”

Era una risposta saggia, basata sulla Bibbia, che ammonisce: “Perciò chi pensa di stare in piedi, guardi di non cadere” (1 Corinzi 10:12). Pensiamoci. Per la disubbidienza non c’è scusa. E, come si dice sempre, siamo liberi di disubbidire, ma non possiamo scegliere le conseguenze delle notre disubbidienze.
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