Ma quanta ce ne vuole!

Oggi parliamo si pazienza. Se avete viaggiato in questi giorni, certo ne avete avuto bisogno. Code ai caselli, ristoranti pieni, spiagge che sembravano formicai, vacanzieri maleducati e irritati. Ritardi nei treni e negli aeroporti. Come vi è andata?

Io sono rimasta a casa e mi sono dedicata a fare le valigie. Domani partiremo per l’America. Vedremo figli e parenti. Probabilmente avremo bisogno di pazienza anche noi. Se non altro per mangiare quello che ti servono sull’aereo.

La volta scorsa abbiamo parlato di autocontrollo. Oggi, invece, parliamo di pazienza, perché dobbiamo aggiungerla all’autocontrollo.

“Ma non sono la stessa cosa?” chiedete.

Più o meno, ma con una piccola sfumatura.

Se capisco bene, mi pare che l’autocontrollo implichi una decisione della nostra volontà nel dominare, naturalmente con l’aiuto del Signore, le nostre emozioni e reazioni.

La pazienza ha più a che fare con la sopportazione delle difficoltà che fanno parte della vita. Infatti, la parola pazienza deriva da... patire. Essere pazienti non è facile. Anzi, è umanamente impossibile. La pazienza deriva da un atteggiamento di sottomissione gioiosa e volontaria a Dio.

Un grande esempio biblico di pazienza è Giobbe. Ad un certo punto, perse tutto: ricchezze, beni, figli e salute. Gli rimase solo una moglie disperatamente acida (poveretta, aveva perso tutto anche lei!) e un gruppo di amici ipocriti e untuosamente religiosi. Accettò tutto dalla mano di Dio, anche se quello che gli era accaduto gli sembrava ingiusto. Ne capì la ragione solo dopo un bel po’ di tempo.

L’esempio perfetto di pazienza fu Gesù, che disse di se stesso: “Imparate da me che sono mansueto (la mansuetudine è sinonimo di pazienza) e umile di cuore” e che ha detto a suo Padre: “Non la mia, ma la tua volontà sia fatta”.

Penso che la descrizione della pazienza di Gesù, che ne fa Pietro, sia il commento migliore all’ordine di aggiungere la pazienza all’autocontrollo: “Se soffrite perché avete agito bene e lo sopportate pazientemente, questa è una grazia davanti a Dio. Infatti a questo siete stati chiamati, perché anche Cristo ha sofferto per voi, lasciandoci un esempio, perché seguiate le sue orme.

“Egli non commise peccato e nella sua bocca non si è trovato inganno.

“Oltraggiato non rendeva gli oltraggi; soffrendo, non minacciava, ma si rimetteva a Colui che giudica giustamente; Egli ha portato i nostri peccati nel suo corpo, sul legno della croce, affinché morti al peccato, vivessmo per la giustizia”.

Bello, vero?
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