Quando si fa una gita in montagna (io sono nata fra le Dolomiti) viene una specie di frenesia. Vogliamo arrivare sempre un po’ più su per vedere cosa c’è dietro a quella svolta, vogliamo salire fino a quel passo perché ci sarà un gran bella vista dall’altra parte. Andiamo ancora fino a quel dosso... Ed è vero: a ogni passo il paesaggio cambia e si scoprono nuove cose.
Nella nostra salita cristiana, oggi l’Apostolo Pietro ci indica un altro scalino: aggiungete alla pazienza la pietà. Ci aprirà nuovi orizzonti!
In questo passo la pietà non è sinonimo di compassione. Non è quel sentimento che ti spinge a far qualcosa per qualcuno che soffre.
Qui la pietà (pietas, in latino!) indica la riverenza per Dio e un sentimento di grade rispetto per quello che è. È quello che chiamiamo “timore di Dio”.
Non è paura, perché, se lo abbiamo accolto nel nostro cuore e vogliamo vivere per Lui, sappiamo che i nostri peccati sono perdonati e facciamo parte della sua famiglia. Nell’amore perfetto di Dio non c’è posto per la paura. È piuttosto un atteggiamento fatto di molte componenti: sottomissione, ubbidienza, desiderio di fare piacere, servire.
Vi sembrerà strano, ma io lo paragono al mio atteggiamento verso mio marito.
Intendiamoci: lui non è il mio dio in terra. Lui sbaglia, mentre Dio non sbaglia mai. A volte, mi sembra insensibile, mentre Dio non lo è mai. A volte non gli dò ragione, e glielo dico. Con Dio non mi permetterei mai di farlo. Però...
Però, mentre Dio è la Persona a cui voglio soprattutto fare piacere in cielo, mio marito è la persona a cui voglio fare più piacere sulla terra.
A Dio dico: “Padre nostro che sei nei cieli, sia fatta la tua volontà...” e cerco di seguire i suoi ordini, che trovo nella sua Parola. Nella nostra relazione di marito e moglie, la volontà di mio marito per me è molto importante. Perciò cerco di fare quello che gli fa piacere.
Non ho nessuna paura di lui e se un giorno un piatto non mi riesce bene glielo dò lo stesso da mangiare. Ma, dato che so che il cibo gli piace caldo, cerco di darglielo caldo e scaldo pure il piatto in cui glielo servo. E siccome non gli piace la cipolla, non ne compro più. Che problema c’è? Lui viene incontro alle mie fisime molte volte più di me!
Il salmista Davide pregava: “Insegnami a fare la tua volontà, poiché tu sei il mio Dio; il tuo Spirito benevolo mi guidi in terra piana” (Salmo 143:10). Lo chiedo a Dio ogni giorno anch’io, ma mi sembra anche molto bello potermi consigliare con mio marito e fare insieme i piani per la giornata. Capire quella che, secondo lui, è la cosa da fare.
Sempre Davide, diceva: “Signore, insegnami la via, io camminerò nella tua verità; unisci il mio cuore al timore del tuo nome” (86:11). Qui non c’è solo ubbidienza: c’è sintonia di intenti e di scopi.
E quanto mi rallegra, sapere che con mio marito c’è armonia di pensieri e di progetti. (Trovo sempre triste sentire una moglie che dice: “Mio marito non è d’accordo, ma io lo faccio lo stesso” oppure un marito che strizza l’occhio e confida: “Se mia moglie lo sapesse...”. Ma che matrimonio hanno?).
In tutto il Salmo 119 il salmista esprime un grande rispetto per la Parola di Dio. Per me, è bello sapere che Guglielmo vuole soprattutto onorare Dio, senza scostarsi di una virgola da quello che la Bibbia comanda. So che vuole fare quello che è giusto. Perciò lo rispetto e non trovo faticoso assecondarlo e camminare in sintonia con lui.
E se a volte mi sembra che non abbia ragione, glielo dico. Mica sono timida!
Se succede, ne parliamo e troviamo la soluzione. Dopo 53 anni di matrimonio, abbiamo imparato!
Ci sono ancora un paio di cose da aggiungere... Sarà per la prossima volta.
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