Non sono ancora morta!

“Ma io non sono ancora morta!” È stata l’esclamazione di Doris, la prima volta che l’ho incontrata. Oggi l’ho totalmente persa di vista. Forse è morta davvero. L’ultima volta che l’ho sentita al telefono, anni fa, era in America, chiusa in casa per paura di contagi e malattie, ipocondriaca al massimo.

Tanto per dare un’idea di che tipo era, ecco uno stralcio della nostra ultima conversazione, dopo che mi aveva fatto la lista dei suoi mali.

“E tu come stai?”

“Bene.”

“Non hai neppure il cancro?”

“Grazie a Dio, no.”

Ma andiamo per ordine. L’ho conosciuta a Milano, prima di sposarmi, quando lavoravo coi GBU fra gli studenti. Studiava canto e voleva fare la carriera operistica come soprano drammatico. Aveva già debuttato nella Turandot, in qualche teatro di provincia, e come voce ce l’aveva potente. Ma aveva ancora molto bisogno di studio e Milano era la città adatta.

Tanto per la cronaca, nel guppo di studio biblico che la mia collega e io ospitavamo in casa, c’erano due soprani drammatici, un tenore e un soprano leggero, oltre a alcuni studenti “normali”. Quando venivano tutti in chiesa, il canto dei pochi credenti di allora, diventava il coro della Scala! Almeno così ci sembrava.

Doris era alta e imponente, col fare sicuro di chi è ricco ed è convinto di diventare importante.

Quando è venuta la prima volta allo studio biblico, stavamo percorrendo, capitolo dopo capitolo, il Libro degli Atti. L’interesse era buono e il soggetto del giorno era l’episodio di Anania e Saffira, la coppia di credenti che avevano venduto un loro campo e avevano portato parte del ricavato agli apostoli, facendo però finta di avere dato tutto.

Ho letto i versetti che riportano le parole dell’Apostolo Pietro: “Anania, perché Satana ha così riempito il tuo cuore da farti mentire allo Spirito Santo e ritenere parte del prezzo del podere? Se questo restava invenduto non restava tuo? Perché ti sei messa in cuore questa cosa? Tu non hai mentito agli uomini, ma a Dio!”

“E Anania, avendo udito queste cose, cadde e spirò.”

Silenzio.

Poi si è levata la voce di Doris, che sembrava uscire da un melodramma di Verdi: “Ma io non sono ancora morta!”.

Di solito, quando si parla di peccato, di ravvedimento, di giudizio o di condanna divina, la gente ha pronta una sfilza di scuse. È colpa della società, del governo, delle istituzioni. La scuola non insegna nulla, la rovina sta nella TV e su internet.
Per Doris la convinzione di peccato è stata fulminante. Così fulminante che la cantante ne ha voluto sapere di più sulla salvezza e la perdizione e, dopo qualche settimana, era convertita. Sono convinta che la sua era una conversione sincera e genuina.

Le prime parole che il Signore Gesù ha pronunciate quando ha cominciato a predicare furono: “Ravvedetevi e credete all’Evangelo!”.

Se non si comincia comprendendo, col cuore e non solo con la testa, che siamo peccatori perduti e degni solo della punizione eterna di un Dio giusto, si parte col piede sbagliato. Gesù non è venuto per farci stare meglio con noi stessi, per mettere ordine nella nostra vita, per migliorare il nostro matrimonio. È venuto per salvare i peccatori e salva solo chi capisce di esserlo, crede che l’unica salvezza è in Cristo, e chiede perdono a Dio deciso a cambiare vita. Tu l’hai capito?
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