Mi manca...

Ultimamente sono morte due mie care amiche. Mi dispiace dire che sono morte, perché, in realtà, ora sono più vive di tutti noi messi insieme, dato che sono alla presenza del Signore. Cantano le sue lodi nella perfezione (una delle due era stonata come una campana rotta, ma ora ha certamente una voce stupenda e prende giuste tutte le note) e tutte e due adorano il Signore, senza le ombre e le limitazioni di un corpo terreno.

Ma la morte è una realtà della vita umana, che una volta o l’altra, prima o poi, viene per ognuno, a meno che il Signore non venga a rapire la sua chiesa, mentre siamo ancora in vita, e ci porti con sé in “un batter d’occhio”, come diceva l’Apostolo Paolo.

Di queste due amiche, sono stata la “levatrice spirituale”, nel senso che le ho viste “nascere di nuovo”.

Di una, Mony, ho parlato alcuni blog fa, raccontando come l’aveva meravigliata la verità della “nuova nascita”, che il Signore Gesù ha definita essenziale per la salvezza. Nella Chiesa protestante svizzera non ne aveva mai sentito parlare e lei l’ha sperimentata proprio dopo uno studio biblico per donne a Roma.

L’altra aveva circa 15 anni, quando ha partecipato al primo campo evangelico per ragazze, organizzato in Italia dopo la fine della seconda guerra mondiale.

Era alta per la sua età, snella e assennata. Conosceva bene tante cose della Parola di Dio, veniva da una solida famiglia di evangelici, ma non era ancora credente. Dopo uno studio in cui avevo spiegato la salvezza per grazia e la necessità di accogliere personalmente nel proprio cuore il Signore come Salvatore e Signore, mi disse che si era convertita e era nata di nuovo. Nessuna emozione, ma molta tranquilla certezza. Un’esperienza che aveva tutta l’aria di essere profonda e vera.

Dato che vivevamo tutte e due a Firenze, l’ho seguita da vicino nel suo cammino di fede. Leggeva regolarmente la Bibbia, frequentava le riunioni della chiesa senza perdere un colpo, mi accompagnava nei campi estivi per ragazzi, alcune mattine mi aiutava a portare alla posta i primi numeri della rivista “CERTEZZE”, prima che suonasse la campanella del Liceo che frequentava. Tiravamo tutto quel po’ po’ di stampe in due carrelli della spesa e facevamo le gare a chi camminava più diritta e non inciampava nelle buche della strada. Altri tempi! Tempi da pionieri.

Poi tutte e due ci siamo sposate e più avanti, abbiamo collaborato in convegni per donne.

Non c’è stata, almeno per me, collaborazione più piacevole, perché la pensavamo nello stesso modo, vedevamo la vita nello stesso modo e avevamo le stesse opinioni su come si vive da credenti.

Perciò ora mi manca e mi mancherà quando dovrò far dei convegni senza di lei. Penso che molti di voi l’hanno conosciuta: si chiamava Vittoria Negri.
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