“Ogni religione è buona purché sia praticata con sincerità.” Me lo ha detto una signora quando ero ragazza e ero ai miei primi timidi tentativi di testimonianza (da poco avevo capito che la Bibbia era il libro di Dio su cui volevo basare la mia fede e costruire la mia vita).
Io ero cresciuta sotto la dittatura fascista in cui si diceva che “il Duce ha sempre ragione” e guai a chi obiettava. Perciò, quella della signora mi era sembrata, in un primo momento, un’affermazione di lodevole tolleranza.
Poi, però, mi sono resa conto che la matematica non mi tornava. In nome della fede erano state fatte guerre e carneficine e non era possibile che tutte le fedi, anche se seguite con sincerità, fossero giuste. Se una diceva il contrario di quello che diceva un’altra, non era possibile che fossero tutte e due vere.
Questo era vero circa 70 anni fa ed è vero ancora ai nostri giorni.
Oggi la tolleranza è diventata quasi la religione ufficiale. Il Papa strizza l’occhio a ebrei e musulmani in nome del monoteismo e alcuni movimenti cattolici aprono alle religioni orientali. È possibile che tutti abbiano ragione?
L’Apostolo Paolo, parlando dell’amore che scaturisce da un cuore puro e da una buona coscienza, diceva anche che questo amore proviene da una “fede sincera” (1 Timoteo 1:5). Che cosa intendeva? Parlava di una fede senza aggiunte né contaminazioni umane, pura, basata unicamente su quello che la Bibbia afferma.
Nel versetto della sua prima lettera, precedente a quello in cui aveva parlato del cuore puro, della buona coscienza e della fede sincera (v. 5), aveva esortato Timoteo a non occuparsi di “favole, genealogie senza fine, che suscitano discussioni invece di promuovere l’opera di Dio” (v. 4) e subito dopo il v. 5, aveva messo in guardia il suo collaboratore contro gente che fa “discorsi senza senso, che vogliono essere dottori della legge, ma in realtà non sanno né quello che dicono né quello che affermano con certezza” (vv. 6,7,8). Di questo sono maestri i fondatori delle sette e i loro seguaci che citano a vanvera il greco, che non hanno mai studiato, parlando delle dottrine dei loro fondatori.
Allora, in che cosa consiste la fede “sincera” di cui parlava Paolo?
Essa è fatta di tre elementi semplici e controllabili nella Bibbia: il primo è la SOLA Scrittura, composta dall’Antico e dal Nuovo Testamento, senza le aggiunte di tradizioni che non solo alterano la Scrittura, ma anche ne annullano il messaggio (per esempio, la dottrina del purgatorio, mai nominato nelle Parola di Dio, che promette una sicura purificazione dei peccati mediante anni di sofferenze). “Ogni parola di Dio è affinata col fuoco. Dio è uno scudo per chi confida in Lui. Non aggiungere nulla alle sue parole, perché Egli non ti rimproveri e tu non sia trovato bugiardo” (Proverbi 30:5,6).
Il secondo elemento è che la salvezza dell’anima è per SOLA fede, senza l’aggiunta di opere meritorie, penitenze e indulgenze inventate dai religiosi. È una salvezza prodotta dal sacrificio infinito di Gesù sulla croce, il quale ha pagato per i peccati di tutti gli uomini e che Egli offre in dono (Romani 6:23), a chi stende la mano e la riceve credendo in Cristo quale unico Salvatore e unico Signore (Atti 4:12). “Egli ci ha salvati non per opere giuste da noi compiute, ma per la sua misericordia, mediante il lavacro della rigenerazione e il rinnovamento dello Spirito Santo, che egli ha sparso abbondantemente su noi, per mezzo di Cristo Gesù, nostro Salvatore, affinché giustificati dalla sua grazia, diventassimo, in speranza, eredi della vita eterna” (Tito 3:5-7).
Il terzo elemento è la SOLA grazia, cioè il favore immeritato che Dio è pronto a concedere a chiunque crede in Cristo, perdonandogli tutti i peccati, senza l’aggiunta di sacramenti e opere meritorie. “È per grazia che siete stati salvati, mediante la fede; e ciò non viene da voi, è il dono di Dio. Non è in virtù di opere, affinché nessuno si vanti” (Efesini 2:8,9).
Questa è la fede sincera, riscoperta secoli fa da Lutero, che noi dobbiamo proclamare.
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