Un ragazzo ha chiesto a suo padre: “Papà, che cosa è la coscienza?”.
“È quella vocetta dentro di te che ti fa sentire se sei stato bravo o se hai fatto qualcosa di sbagliato. Se hai fatto del male non ti fa stare tranquillo e se hai fatto bene…”
“Ti fa stare felice” concluse il ragazzo.
“Sì” rispose il papà. “Così quando ti guardi allo specchio, non avrai niente da rimproverare alla persona che vedi riflessa.”
“Ho capito. Ora vado a giocare a calcio e se non do una spinta per far cadere un nemico, avrò rispetto di chi vedo allo specchio! Ciao!”
Il ragazzo ci rideva su, ma aveva capito.
Nel versetto che abbiano cominciato a leggere la volta scorsa, c’era scritto che l’amore di Dio produce un cuore puro e una buona coscienza.
La prima volta che una coscienza ha cominciato a rimordere è stata quando Adamo e Eva hanno peccato e si sono andati a nascondere da Dio. Avevano paura del castigo.
Da allora, ogni essere umano che nasce ha una coscienza che gli fa avere paura della punizione di Dio se fa male, gli fa sentire che ci saranno per lui un giudizio, un Dio a cui dovrà rendere conto e che dopo questa vita c’è l’eternità (Ecclesiaste 3:11).
La coscienza è importante, ma la gente comune, molto spesso, per non dire quasi sempre, la mette a tacere e non l’ascolta. Si scusa, trova attenuanti per ogni peccato che commette.
Il credente, invece, ci fa caso. Quando ha accolto Gesù nella sua vita e ha ricevuto per grazia il dono della salvezza, l’opera dello Spirito Santo che lo ha fatto nascere di nuovo, ha scavato nel profondo del suo essere e lo ha purificato fino nel profondo della sua coscienza. La lettera agli Ebrei dice che “il sangue di Gesù, che mediante lo Spirito eterno offrì se stesso puro di ogni colpa a Dio, purifica la nostra coscienza dalle opere morte per servire il Dio vivente” (9:14). Che gioia! Anche la macchia più nascosta, il peccato più remoto è stato lavato. Dio ci vede puliti.
Siamo puliti, è vero, ma non diventiamo perfetti. Pecchiamo ancora e la coscienza ci avverte, come una lucetta rossa che si accende quando c’è un pericolo o un guasto nella macchina. Dobbiamo ascoltarla e confrontarla sempre con la Parola di Dio che penetra in noi come una spada sottile (Ebrei 4:12). Non dobbiamo tirarci indietro, ma lasciarci indagare come diceva Davide nel Salmo 139:23,24, e permetterle di mettere in luce i nostri errori. Mai e poi mai, dobbiamo prendere alla leggera gli avvertimenti della coscienza. E non fare come alcuni nominati nella Bibbia, che hanno trascurato di ascoltare la loro coscienza (1 Timoteo 1:19,20) e che hanno “fatto naufragio quanto alla fede”.
Appena un peccato è individuato, lo dobbiamo confessare a Dio, senza scuse. Allora il sangue di Cristo, che ha già operato profondamente al momento della nuova nascita, continuerà la sua opera di purificazione (1 Giovanni 1:9).
Dopo di che, dobbiamo credere che Dio ci perdona e dimentica il nostro peccato, nel senso che per Lui non esiste più. È cancellato e non deve tormentare più neppure noi.
Una sorella olandese, parlando alle donne, lo spiegava così e non l’ho mai dimenticato: “Dio getta i nostri peccati nel fondo del mare e poi mette un cartello con scritto ben chiaro: DIVIETO DI PESCA”. Più chiaro di così…
Come va la tua coscienza? Tu, quando ti guardi allo specchio, chi vedi?
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