Repetita iuvant

Ieri abbiamo festeggiato il compleanno di Guglielmo.

85 anni, portati molto bene (non gli dispiace dire la sua età, soprattutto peché è in buona salute e ha la moglie più anziana)!

Non sembra possibile che sia passato un altro anno della nostra vita insieme e la nostra riconoscenza al Signore è grande. Siamo felici e innamorati come quando abbiamo festeggiato il suo primo compleanno dopo esserci sposati. Ricordo che gli avevo fatto una torta, seguendo scrupolosamente la ricetta. Era buona, ma  la crema con cui l’avevo ricoperta colava da tutte le parti e rifiutava ostinatamente di rimanere al suo posto. Sembrava un isolotto in mezzo a un mare di cioccolata. Non avrei ricevuto il premio neppure in un concorso di ultra-principianti.  Col tempo e la pratica, ho fatto alcuni progressi.

Però non ho ancora imparato a stirargli bene i pantaloni, e lui si è abituato a ritrovarsi con una riga poco dritta, nel caso migliore. Se non se ne ritrova due! E se metto due punti ai suoi pantaloni mi sento di meritare la laurea honoris matrimonialis causa.

Però non ci comportiamo come tanti vecchi  che conosciamo. Uno che va a dormire tre ore prima dell’altro o che preferisce stare con un amico invece che con la moglie o che gode il cane più del marito. Escono senza dirsi ciao e neppure si salutano con un bacio quando si alzano la mattina. Passano ore al telefono a chiacchierare con i figli e loro non si scambiano una parola. Una vera tristezza.

Il nostro segreto, penso che sia stato quello di considerare la nostra vita di coppia più importante di qualsiasi altra relazione. Più di quella coi figli, coi parenti e i fratelli della chiesa. E probabilmente che tutte le altre relazioni siano state di solito molto positive, proprio perché ci siamo curati profondamente l’uno dell’altra. Ci siamo detti tutto, non ci siamo mai nascosti niente. Non siamo mai andati a letto senza aver risolto eventuali malumori, dispiaceri o offese.  Abbiamo sempre tenuto conto del fatto che siamo due peccatori, salvati per grazia e, perciò, non abbiamo chiesto l’impossibile l’uno dall’altro. E sappiamo anche ridere delle nostre debolezze e non ci prendiamo troppo sul serio.

Infine, non ci siamo mai messi a dormire senza avere pregato il Signore per ringaziarlo e concludere la giornata nella riconoscenza e nella lode per quello che avevamo ricevuto dalla sua mano e abbiamo cercato di considerare l’altro più importante di noi stessi. Uno per l’altro e tutti e due per il Signore.

Non so perché sto raccontando queste cose che abbiamo già dette e ridette negli articoli che scriviamo e nei nostri libri. Abbiate pazienza, i vecchi si ripetono. Ma non solo perché si dimenticano di averle dette: perché ci credono. 
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