Lasceremo tutto indietro

.
Sono in America, sulla costa est degli Stati Uniti.

Ogni mattina (quasi ogni mattina, per la verità), quando mi alzo, vedo l’alba. Ogni giorno è diversa e spettacolare. Ieri la parte di cielo sopra l’orizzonte era d’oro puro. Giallo, splendente, luminoso, come un enorme battiscopa sul pavimento del mare, che era liscio come l’olio e d’oro pure lui. Data l’ora mattutina (e la condizione delle mie corde vocali) ho cantato sottovoce, adorando, il bel canto che dice “Tu hai dipinto i cieli...”

Ma il mare non era tutto d’oro. Era chiazzato qua e là da enormi macchie violablù, e altre grigie come il piombo, che cambiavano forma mentre le guardavo.

Riflettevano certi nuvoloni che si accavallavano al di sopra del “battiscopa”, neri come il tizzo alcuni, altri grigio-viola, gonfi di pioggia, altri bianchi. Uno spettacolo così straordinariamente drammatico che mi ha fatto pensare all’ira di Dio verso gli uomini che, nonostante la grandiosa bellezza della natura con cui Egli li circonda, non lo riconoscono e non lo ringraziano.

Ci ho pensato anche guardando, a riva nella baia sotto casa, decine di yacht bianchi smaglianti, belli, lucidi e perfettamente curati.

Non esagero: tutto il giorno vedo inservienti che li lavano, spolverano, lucidano, spazzolano e gli farebbero pure il pelo e il contropelo, se potessero. Lucidano ciò che brilla già. Mi sembrano sacerdoti di templi pagani, anche se loro sono operai che fanno il loro lavoro per campare.

I loro padroni sono altrove. Stanno a fare soldi, da qualche parte, forse per potersi permettere anche una barca più potente e più smagliante di quella che hanno già.

Vedere tanta ricchezza e lusso concentrati in un porticciuolo, mi ha fatto ripensare a quanto sia facile diventare idolatri, vivendo per avere di più, lavorando per possedere di più e aumentando i nostri beni di questo mondo. Naturalmente anche sacrificando famiglia e affetti per lasciare poi tutto indietro quando moriamo.

È bello vivere oggi con tante comodità, lavatrici, aspirapolveri, macchine, telefonini e computer. Ma il culto del benessere, della vita in cui non si fatica e in cui tutto deve funzionare per il nostro tornaconto, è una trappola non solo per i ricchi, ma anche per gente normale come noi. Non ci credete? Allora, ascoltate.

Se dobbiamo fare un po’ di strada a piedi, ci lamentiamo perché non abbiamo due macchine. Una per noi donne e una per il marito.

Se dobbiamo rimandare una spesa per la famiglia, sospiriamo.

Se i nostri figli devono rinunciare allo zainetto firmato, abbiamo paura che restino traumatizzati tutta la vita.

Se dobbiamo usare, quando sono piccoli, i pannolini del supermercato, vorremmo poterci permettere quelli firmati. Chissà come assorbirebbero meglio! Se, i pannolini, dovessimo lavarli a mano come facevano le nostre mamme e nonne, avremmo bisogno dello psicologo o di un gruppo di sostegno per superare lo stress? Ho paura di sì.

È facile attaccarsi o desiderare le cose che si vedono e che lasceremo, poche o tante, dietro di noi e perdere di vista quelle eterne che non vediamo, ma che sono eterne.

Forse dovremmo attaccare allo specchio del nostro bagno, in modo da vederlo appena ci alziamo la mattina, un foglietto con le parole di Paolo: “Pensate alle cose di sopra, e non a quelle della terra... la pietà con animo contento del proprio stato è un gran guadagno. Infatti non abbiamo portato nulla nel mondo e non possiamo portarne via nulla, ma avendo di che nutrirci e di che coprirci, saremo di questo contenti”. Ci servirebbe per mettere in ordine le nostre priorità.
.

1 commento:

  1. Cara Maria-Teresa mi piace ciò che hai scritto. Non ti immaginavo così lontana, ma il mondo è piccolo. Dunque,ti ringrazio. In questi giorni vedo tanti partire e continuo ad andare a funerali. Veramente non possiamo portare via nulla. Che il Signore ci trovi sempre contente del proprio stato.
    Liliana Casolari

    RispondiElimina