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“Nel mondo ci sono gli odori, che si dividono in puzze e profumi” ci spiegava la maestra quando eravamo bambine alle elementari. Noi la ascoltavamo con attenzione, tanto più che lei sapeva sempre di vaniglia. “I profumi sono piacevoli e le puzze sono sgradevoli . Una torta, mentre cuoce manda un buon profumo, ma, se si brucia, puzza.”
Oggi, mentre ritiravo dal balcone il bucato, che si era asciugato al vento e al sole, profumava di pulito. Una vera gioia. Molto diverso, da quando abitavamo a Roma e lo ritiravo che puzzava di smog.
A me piace usare sempre lo stesso profumo (Poison di Christian Dior, se ci tenete a saperlo) e mia mamma diceva che usare lo stesso profumo era un segno di vera signorilità. Non ho mai capito perché. Per molto tempo, devo avere fatto la figura di una volgare plebea, perché usavo solo e sempre i profumi che mi regalavano!
La Bibbia parla molto di profumi: gli aromi e i profumi speciali che si facevano bruciare nel tempio e nel tabernacolo, i profumi delle donne, i profumi che invadevano una casa.
Dice che anche noi credenti siamo un profumo. Interessante, no?
Paolo lo dice, senza mezzi termini: “Noi siamo il profumo di Cristo” (2:15).
Un profumo piace e fa piacere, è persistente, si sente e non parla. Riempie un ambiente. Fate il pane in casa e tutta la casa profumerà di pane. Fate una grigliata in giardino con i vostri amici e tutti i vicini vi invidieranno, con tutto quel buon odorino di bistecche, che si spande nell’aria.
Ho detto che un profumo piace. Noi credenti dovremmo fare piacere con la nostra presenza gentile, educata e il nostro modo di fare non aggressivo. Dovremmo creare un’atmosfera di benessere ovunque andiamo. In ufficio, in chiesa, a scuola, in un negozio. La gente si dovrebbe sentire a suo agio in nostra compagnia.
Un profumo è persistente, regolare, dura. Così dovrebbe essere il nostro carattere. Chi ci conosce dovrebbe poter contare sulla nostra costanza e continuità.
Un profumo non parla. C’è. Spesso parliamo troppo di noi stessi, di quello che facciamo e di quello che abbiamo fatto. A volte parliamo anche troppo della nostra fede e quasi vogliamo forzare la gente a ascoltarci. L’apostolo Pietro ha scritto che un marito difficile si avvicinerà al Signore per mezzo della condotta buona, dolce, pacifica, “profumata” di sua moglie. E sottolinea: senza parola. Nessun marito apprezza esortazioni e prediche.
Un profumo suscita la domanda: che profumo usi? E se è Chanel, Armani o Balestra, siamo contenti di dirlo. La nostra condotta tranquilla e dignitosa, dovrebbe suscitare la domanda: da dove prendi tanta pazienza? Come fai a non urlare ai figli? Perché non rispondi male?
Allora sarà possibile spiegare che “marca” di profumo usiamo.
Un profumo non cambia. È fatto con certi ingredienti precisi e ben dosati. La nostra condotta dovrebbe essere equilibrata, caratterizzata da un comportamento costante. Non simile al tempo di marzo, che, nel giro di un’ora, può essere nuvoloso, soleggiato, ventoso e piovoso.
Paolo dice anche che siamo “profumi speciali”. Infatti, in quanto profumo di Cristo, possiamo essere causa di vita o di morte. E questa è una cosa molto seria.
La nostra condotta parla. Possiamo attirare le persone col nostro esempio, la nostra gioia costante e la nostra calma. Possiamo respingerle con un modo di fare che urta o annoia o offende.
Siamo un profumo di vita, per chi vede Cristo in noi e si apre a Lui. E un profumo di morte per chi non vede in noi nulla che lo attrae a seguire il nostro Salvatore e Signore.
Un profumo non parla, lo ripeto. Perciò è la nostra condotta quella che da sola deve essere una predicazione. E Paolo si chiede: “E chi è sufficiente a queste cose?”. Una buona domanda, a cui c’è una sola risposta: “Nessuno”.
A meno che.... Ne riparleremo.
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