Ho sentito sentito questa frase quando ero bambina e mi ha fatto molto effetto. Era un’amico di mio padre che la diceva spesso, parlando di figli, amici e parenti.
Di solito, non chiedevo spiegazioni e le cercavo per conto mio (spesso sbagliando). Quella volta però ho chiesto a mio padre perché l’amico non voleva essere un pellicano e ho avuto la spiegazione che cercavo.
Pare che il pellicano sia un animale molto generoso e altruista, pronto in caso di bisogno, a lasciare che i pellicanini suoi figli gli mangino il fegato e le budelle, in mancanza di altro cibo. Da allora ho avuto una ammirazione sconfinata per i pellicani, ma sono anche stata contenta che mio padre non lo fosse, perché il fegato non mi è mai piaciuto e il suo ancora meno.
Sia come sia, nessuno di noi nasce pellicano. L’altruismo non è naturale. L’egoismo è invece la qualità innata che ci accomuna tutti. Pensiamo a noi stessi, vogliamo stare bene e perfino quando amiamo e crediamo di dare molto, sotto sotto, lo facciamo perché la cosa ci soddisfa e ne traiamo un beneficio. La nostra natura è tarata dal peccato e anche il bene che facciamo è sempre imperfetto. Nasciamo così. Il peccato è nel nostro DNA.
Un gran brutto quadro se non ci fosse Uno che non è egoista, anche se potrebbe esserlo, perché è autosufficiente, non ha bisogno di nessuno e non deve niente a nessuno. Uno che è perfettamente giusto, buono e santo. Uno che ha continuato a amare l’uomo anche se questo si è ribellato a Lui e vive lontano da Lui. Questo Essere straordinario è Dio.
Il Vangelo dice: “Dio ha tanto amato il mondo che ha dato il suo unigenito Figlio, affinché chiunque crede in Lui non perisca, ma abbia vita eterna” e “mentre eravamo peccatori, Cristo è morto per noi”. L’altruismo di Dio è arrivato a dare ciò che gli era più caro, per pagare il prezzo della nostra colpa e rendere possibile il nostro riavvicinamento a Lui. È morto Lui stesso, nella persona di suo Figlio venuto sulla terra, e ha pagato con un sacrificio di valore infinito la colpa infinita del genere umano. Di più non poteva fare.
Cosa ci chiede in cambio? Che ci pentiamo del nostro peccato e ci apriamo al suo amore. Allora potremo cominciare a amare anche noi e a vincere il nostro egoismo. A diventare un po’ più... pellicani, insomma!
Il grande comandamento di Dio è di amarlo con tutto il nostro essere e di amare il nostro prossimo come noi stessi. Ci dice che non dobbiamo cercare il nostro interesse, ma piuttosto quello degli altri, e imparare a considerare gli altri più importanti di noi.
Difficile! Ma non impossibile, se permettiamo a Dio di operare in noi e per mezzo di noi. E se non ci scoraggiamo se cadiamo, ma facciamo di ogni caduta uno scalino per migliorare.
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