L’invidia è una bruttissima bestia,che fa capolino una volta o l’altra in tutti noi. Io posso passare davanti alle vetrine di mille negozi e non provare desiderio di possedere quello che è esposto.
“Che brava!” pensate.
Mica tanto! So invidiare anch’io. Ho provato invidia, a volte, guardando le famiglie dei vicini che caricavano sdraie e ombrelloni nelle macchine e andavano al mare coi loro figli. E noi “servi di Dio a pieno tempo” non ce lo potevamo permettere!
Un’altra volta avrei fatto carte false per poter partecipare a un’escursione sulla Marmolada con altri giovani. Ma non avevo gli scarponi adatti come loro e il sangue genovese di mio padre non permetteva certe stravaganze.
Ah! Da bambina invidiavo anche una compagnetta bionda, che si chiamava Novella (povero amore!) e aveva i boccoli.
L’amore non invidia, dice la lista delle qualità dell’amore, che stiamo percorrendo insieme.
Gesù non ha mai invidiato. Ha lasciato la gloria che gli apparteneva, la perfezione del cielo e il servizio di miriadi di angeli. Ha considerato tutte queste meraviglie come cose a cui non restare aggrappato ed è venuto sulla terra. Si è fatto povero, ha servito, non ha avuto una casa sua e mai si è lamentato. Anzi, ha parlato spesso della sua gioia, nel fare la volontà di suo Padre.
L’invidia ha, invece, spinto Satana a voler essere come Dio e a indurre Adamo e Eva a fare lo stesso. Di conseguenza, l’invidia fa parte della natura umana, carnale e diabolica (Giacomo 3:14,16) e il libro dei Proverbi la assomiglia alla “carie delle ossa” (14:30). Una cosa che ti rode dentro e non ti dà pace.
Di esempi di invidia la Bibbia è piena. Solo per nominarne alcuni, Saul invidiava Davide, perché era più lodato di lui; i figli di Giacobbe invidiavano il loro fratello Giuseppe, perché era il preferito del papà; i Farisei invidiavano Gesù, perché la folla lo seguiva; certi falsi fratelli invidiavano l’apostolo Paolo e predicavano il Vangelo per fargli rabbia; il Salmista Asaf ha invidiato i malvagi a cui tutto andava bene e erano belli grassi e pasciuti.
L’ultimo comandamento dato da Dio sul Sinai dice: “Non desiderare la moglie del tuo prossimo... né cosa alcuna che sia del tuo prossimo” (Esodo 20:17). Che, interpretato, vuol dire: “Non invidiare”.
Come si può non invidiare? In assoluto, non si può. Meno te lo aspetti e l’invidia, come un serpente, rizzerà la testa. E lo farà così bene che non ti renderai neppure conto che sia invidia. Comprerai un telefonino più sofisticato, perché il tuo collega ne ha uno uguale. E acquisterai le scarpe col tacco a spillo, per andare al matrimonio della figlia del principale anche se ti rovinano la schiena. Ma non puoi può essere da meno delle altre colleghe. Loro le portano anche in ufficio!
L’invidia non si debella, ma si può controllare. A un patto: che si sia credenti, nati di nuovo, e, perciò, lo Spirito Santo abita in noi. E se diamo retta alla sua voce.
Che cosa ci dice, per esempio?
- La tua contentezza non dipende dal possedere o ricercare quello che hanno gli altri.
- Il Signore sa di che cosa hai bisogno.
Proprio l’anno in cui ero triste perché non potevo portare i figli alla spiaggia, qualcuno ci ha prestato una tenda (di quelle che aprivano a ombrello e avevano solo un telone attorno!) e siamo andati al mare per due settimane!
- Invece di invidiare, impara a donare.
- Impara a guardare le cose secondo il punto di vista di Dio.
- Impara a essere soddisfatto di quello che hai e a essere autosufficiente.
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