Una mia nipotina, magrina e piatta davanti come una tavola, data la sua età, è venuta da me col fare di una congiurata e mi ha detto: “Sai, nonna, noi donne, dobbiamo fare molta attenzione... soprattutto non dobbiamo far vedere dove comincia il nostro petto...”
Mi ha fatta sorridere, naturalmente, dato il suo fisico. Ma ho dato, dentro di me, anche un voto di 10 e lode a sua mamma. Meglio cominciare presto a inculcare il principio del pudore e della modestia alle nostre figlie.
Ci ha pensato anche l’apostolo Paolo, che figlie non ne aveva, ma di donne ne avrà viste molte, quando fra le qualità dell’amore è stato ispirato da Dio a scrivere che “l’amore non si comporta in modo sconveniente”.
Nel testo originale (ogni tanto mi do un po’ di arie anch’io come i predicatori che citano greco e ebraico a ogni piè sospinto, come se davvero li conoscessero a fondo!) la parola “sconveniente” ha il senso di “comportarsi in modo che nei propri atteggiamenti non ci sia niente di male”. Il che copre un gran territorio che va oltre alle scollature e investe tutto il nostro modo di essere come persone.
Però, una parola sulle scollature e le nudità, mi pare appropriata. Non tanto per il buon gusto, che non guasta mai, ma anche per proporre una certa cautela e fornire una certa protezione, specialmente alle ragazze giovani e carine.
Mi spiego. Sentiamo parlare di stupri, aggressioni, gravidanze indesiderate e ci rattristiamo. Ma non pensate che, forse, ce ne sarebbero un po’ meno se certe parti del corpo femminile non fossero messe in mostra tutto il tempo in TV, nei film, per la strada e anche da ragazze che si considerano a posto e serie?
Ma è possibile che per vendere una macchina, la si debba presentare con al volante una donna che avrebbe bisogno di due secchi per reggipetto, come dicevano dei ragazzi miei amici, una volta, parlando di Rita Hayworth? E che per lodare le virtù del parmigiano una donna debba mettere in mostra tutto e di più?
Lo sappiamo tutti che gli uomini sono attratti da quello che vedono. E se vedono troppo...
Ma il “comportarsi in modo sconveniente” ha anche a che fare con quello che diciamo. Col parlare con gentilezza, col non raccontare (o riderci su) barzellette a doppio senso. Col non pettegolare, insinuare il male e rispondere sgarbatamente.
Ha a che fare perfino con l’usare discrezione e riservatezza nei riguardi di parenti e amici. Ci ha pensato anche l’apostolo Pietro (quanto mi piace quell’uomo, così genuino e senza peli sulla lingua!). Ascoltate: “Nessuno di voi patisca come omicida, o ladro o malfattore (ci mancherebbe! pensiamo. Ma andamo avanti...) o come ingerentesi nei fatti altrui (in parole semplici “come ficcanaso”), ma se uno patisce come cristiano non se ne vergogni” (1 Pietro 4:15).
“Ficcanasare” è anche questo un modo di comportarsi in modo sconveniente. E quanti ficcanaso ci sono nelle famiglie, nella chiesa, negli uffici, nelle scuole. È ora di imparare a farci i fatti nostri.
Se sentiamo una maldicenza, preghiamoci su. Ma non consideriamola una ghiottoneria che ne attira subito un’altra come la definiva Salomone!
E, quando sono sposati, lasciamo che i figli facciano come sembra loro bene e non buttiamoci a consigliare, ammonire e ficcanasare tutto il tempo!
L’antidoto al comportarsi in modo sconveniente è la qualità che viene dopo nella lista biblica delle qualità dell’amore. È “non cercare il proprio interesse”.
Ma ne parliamo la prossima volta. Per oggi abbiamo già abbastanza su cui meditare. E forse, da cambiare.
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento