Oggi ho fatto la minestra di porri e patate e ho ripensato a mia suocera, che era americana e amava la cucina italiana.
La prima volta che le ho cucinato la minestra di porri (io faccio passare nel burro o la margarina i porri tagliati a fettine e le patate a pezzetti, poi aggiungo acqua, latte e dado e faccio bollire) aveva l’aria piuttosto sospettosa. Non aveva mai provato niente di simile e i vecchi non amano lo sconosciuto. Gliel’ho servita, mettendo anche una fetta di pane tostato cosparso di parmigiano sul fondo del piatto e se l’è mangiata con un gusto incredibile. Dopo il primo piatto, ne ha voluto un secondo!
Mia suocera era una donna molto cara, tranquilla e paziente, ma anche ben decisa in quanto a opinioni e convinzioni. Pregava regolarmente e aveva una lunga lista di nomi e persone che voleva ricordare al Signore con delle richieste precise (tipo: aiuta la tale a trovare lavoro, aiuta il tal altro a essere gentile coi parenti ecc.).
Se le si faceva una domanda su quello che la Bibbia dice, dava delle risposte con una precisione che avrebbe meravigliato un teologo (quelli a volte sono confusi e sibillini!) e con la chiarezza di un’insegnante che vuole farsi capire dai bambini della sua classe.
Ma la cosa che mi ha colpita fin dal primo momento che l’ho conosciuta è stata la sua gentilezza che ti faceva sentire amata e accettata. Infatti, dato che non mi conosceva, quando mi sono fidanzata con mio marito, mi ha scritto: “Ti vogliamo bene perché sei la scelta di nostro figlio”.
Un bel modo per indicare che le braccia della sua famiglia erano aperte per accogliermi e un bellissimo modo per essere ricordata anche dopo tanti anni. Non vi pare?
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